Tradito dalla sua impronta: arrestato giovane rapinatore seriale

Redazione

Palermo - L'errore è costato caro ai rapinatori

Tradito dalla sua impronta: arrestato giovane rapinatore seriale
Giovanissimi, ma già rapinatori in carriera, hanno commesso un errore che gli è stato fatale

26 Maggio 2020 - 09:06

Giovanissimi, ma già rapinatori in carriera, hanno commesso un errore che gli è stato fatale e che ha consentito agli investigatori della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile, di Palermo, insieme ai colleghi del Commissariato Zisa-Borgo Nuovo, al termine di un’articolata indagine, di dare esecuzione ad un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di Salvatore Di Stefano, 20enne residente nel popolare quartiere della Noce.

“Grazie a scrupolosi approfondimenti investigativi, è stato possibile contestare al malvivente due diverse rapine, compiute a distanza di pochi mesi, di cui una portata a termine e l’altra fallita per il tempestivo intervento degli agenti di Polizia”, dicono dalla Questura. Il giovane è stato tradito dalla sua stessa impronta. Nel tardo pomeriggio del 23 maggio scorso, una nota radio diramata dalla sala operativa ha diffuso la notizia della fuga di due giovani che avevano appena tentato una rapina ai danni di un supermercato in via Paolo Veronese. Uno dei due giovani, ancora minorenne, poi arrestato in flagranza, aveva puntato una pistola contro uno dei cassiere e lo aveva minacciato per farsi consegnare il denaro custodito all’interno della cassa, mentre il complice era rimasto all’esterno a fare da “palo”, attendendolo a bordo di un ciclomotore. I dipendenti avevano cercato di opporre resistenza alla minaccia del giovane, così da scoraggiarlo e metterlo in fuga, poi avevano chiamato le Forze dell’Ordine; a quel punto, era cominciata la ricerca da parte di tutti gli equipaggi delle volanti e dei poliziotti dell'”Antirapina” della Squadra Mobile.

Per acquisire il maggior numero di informazioni sull’accaduto, alcuni agenti avevano estrapolato le immagini del fallito colpo, notando dalla visione delle telecamere di videosorveglianza particolari “inconfondibili” dell’abbigliamento indossato da entrambi i malviventi e del modello di pistola, poi rivelatasi giocattolo, ma utilizzata priva di tappo rosso per tentare di compiere la rapina. Questi utilissimi elementi erano stati quindi condivisi con i colleghi della polizia giudiziaria impegnati per strada che avevano cominciato a battere i vicoli della Zisa, riuscendo ad individuare lo stesso scooter nero di grossa cilindrata utilizzato poco prima per la fuga, con a bordo due giovani, fortemente somiglianti alle descrizioni diramate.

L’uomo fermato, di soli 17 anni e di corporatura robusta, come quello che si vedeva nelle immagini armato di pistola e che aveva minacciato i dipendenti del supermercato, era stato sottoposto a controllo e perquisizione; in effetti, dentro al borsello che l’uomo portava al seguito, gli agenti della Mobile avevano rinvenuto proprio la pistola a salve tipo Beretta usata durante l’assalto.

Le indagini non potevano certo fermarsi, per cui i poliziotti avevano continuato a scandagliare gli ambienti criminali, sviluppando ulteriori spunti e riscontri investigativi al fine di individuare il complice. “Grazie a questi sforzi – aggiungono dalla Questura – si è giunti infatti ad identificare nel Di Stefano, chiamato da tutti con il soprannome “Congo”, il sodàle del minorenne, rimasto ad attenderlo all’esterno del market”.

A Di Stefano, con la medesima ordinanza di custodia cautelare, è stata contestata anche una precedente rapina ai danni di una farmacia del quartiere Zisa, nell’ambito di un filone di indagine seguito dai poliziotti del Commissariato Zisa-Borgo Nuovo. In quell’occasione sempre nel tardo pomeriggio del 12 febbraio del 2019, tre giovani, con il volto travisato ed armati di pistola, minacciarono il titolare della farmacia puntandogli contro una pistola e si fecero consegnare un bottino di 300 euro. Ad incastrare uno dei tre, Salvatore Di Stefano, è stata una sua grave leggerezza: avere sfiorato il bancone a mani nude. Quel riflesso istintivo è diventato un importante punto di partenza per il Gabinetto regionale di polizia scientifica, che su quel bancone ha repertato l’impronta del giovane.

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