Aveva messo in vendita nel suo negozio mascherine e Dpi non conformi alla normativa nazionale ed europea. La scoperta dei finanzieri di Carini. Il controllo ha permesso di individuare all’interno del magazzino 408 schermi facciali di sicurezza in plastica, posti sotto sequestro in quanto privi dei contenuti minimi di informazioni all’utente, pericolosi per la salute dei consumatori in quanto senza alcuna etichetta relativa alla loro composizione, non conformi agli standard di sicurezza della legislazione europea e nazionale nonché senza l’indicazione del produttore. Il sequestro della merce ha anche comportato, a carico della ditta, una sanzione di tipo amministrativo che prevede il pagamento di una somma di denaro fino ad un massimo di 26 mila euro.

A Palermo invece i finanzieri del primo Nucleo operativo metropolitano durante un servizio di controllo del territorio teso a garantire l’osservanza della normativa in materia di prezzi e sicurezza prodotti, connesso alla grave emergenza Covid-19, hanno sottoposto a sequestro amministrativo uno stock di mascherine chirurgiche del tipo KN-95, poste in vendita in violazione delle norme riportate nel Codice del consumo.

In particolare, le fiamme gialle sono intervenute a seguito di una segnalazione di un cittadino, della vendita presso una farmacia cittadina di dispositivi di protezione individuale non a norma. L’intervento dei militari ha consentito di trovare all’interno della farmacia numerose mascherine chirurgiche provenienti da paese extra-UE, posti in vendita in singole confezioni, tutte prive delle indicazioni in lingua italiana. La legge impone infatti il divieto di commercio sul territorio nazionale di qualsiasi articolo o confezione di prodotto che non riporti in forme chiaramente visibili e leggibili tutte le informazioni destinate ai consumatori, ad esempio produttore, importatore e caratteristiche qualitative del prodotto. I finanzieri hanno quindi proceduto al sequestro amministrativo di oltre 700 mascherine e a segnalare il titolare della farmacia alla locale Camera di Commercio per la sanzione amministrativa che ammonta ad un massimo di 25.000 euro.