Cronaca

Pennisi e la resurrezione di Lazzaro: “La certezza che Gesù è fonte di vita

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione dell’arcivescovo Michele Pennisi sul Vangello della quinta domenica di Quaresima

“Il vangelo della quinta domenica di Quaresima riporta l’episodio della risurrezione di Lazzaro a Betania che ci comunica la certezza che Gesù è fonte di vita per tutti coloro che credono in Lui. Gesù proclama: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno”. La morte riceve nella prospettiva cristiana una nuova decisiva interpretazione: è un passaggio dalla morte alla vita eterna. Il messaggio di Gesù, che troverà la conferma nella sua risurrezione, deve aiutarci a leggere nella speranza anche le nostre situazioni più difficili come la pandemia in questi giorni. In Cristo siamo chiamati a dare un nuovo senso al dolore, alla sofferenza e persino alla morte di tanti nostri fratelli e sorelle morte senza una parola amica, senza un sacerdote al capezzale, senza un tocco di campana. Di fronte alla risurrezione di Lazzaro siamo chiamati a riflettere e verificare il nostro livello di fede di fronte alle situazioni e alle prove della nostra vita. Gesù, risuscitando Lazzaro, si rivela come il Signore della nostra vita.

Di fronte a Gesù, che si presenta come la risurrezione e la vita, bisogna che noi siamo capaci di lasciarci salvare, di convincerci che la morte non ha l’ultima parola sulla nostra vita, che Gesù ha aperto quella porta una volta per tutte e da quella porta anche noi possiamo passare senza danno. Al di là, perciò, dell’esperienza lacerante della morte, l’unica realtà che sembra vera e definitiva per gli uomini, noi siamo invitati a vedere la vittoria di Cristo sulla morte. La risurrezione di Lazzaro, non è soltanto simbolo della risurrezione futura, ma è anche segno di un dono che il Signore Gesù fa già ora a chi crede. Già adesso, nel presente, per tutti i credenti Gesù è la vita eterna: quella vita divina, ineffabile, che non morirà mai.

Il grido con cui Gesù chiama Lazzaro è anche la voce di colui che già ora chiama i morti spiritualmente a risorgere e vivere. Non è solo un invito a ciascuno perché esca dalla tomba del proprio egoismo, torpore, grettezza, disperazione. Ma è anche una parola efficace che libera realmente e dona di gustare il sapore della vita vera, perché la vita è Lui. Gesù come vero uomo, ha coltivato l’amicizia, si è commosso ed ha pianto sulla tomba dell’amico Lazzaro. Questo pianto, così umano ci mostra la reazione di Dio di fronte al nostro dolore e alla nostra morte. Egli non resta freddo e indifferente, ma si commuove, sente profondamente il dolore di questa nostra situazione segnata dalla sofferenza e sfida l’umano nella sua maggiore cifra di vulnerabilità: la paura della morte.

Anche noi membri della comunità ecclesiale siamo chiamati a piangere con chi piange per la morte inaspettata di tanti nostri fratelli e sorelle e a gioire con chi gioisce per la nascita dei bambini alla vita, per la guarigione di coloro che sono stati contagiati. Gesù come figlio di Dio, che ha ridato la vita terrena a Lazzaro, dona a noi la vita eterna. Occorre credere. La fede è l’unica condizione che Gesù pone a Marta; è l’unica condizione che Gesù pone a noi, a tutti. La fede cristiana: non la semplice adesione ad un insegnamento, ma l’attaccamento di tutto l’essere alla persona vivente di Gesù Cristo. Questa fede in Cristo è il fondamento della nostra speranza e deve illuminare e dare senso a tutta la nostra vita qui ed ora.

Gesù Cristo è sempre al centro della nostra vita; non per eliminare le prove e le sofferenze, ma per farcele accettare nella nuova prospettiva di un sacrificio offerto per amore. Gesù come ha pianto per l’amico Lazzaro piange per me: sono io Lazzaro, io sono l’amico, malato e amato, che Gesù non accetta gli sia strappato via. Dalle lacrime di Gesù impariamo a contemplare il cuore di Dio. Il perché della nostra risurrezione sta in questo amore fino al pianto. Risorgiamo adesso ad una vita nuova, risorgeremo dopo la morte alla vita eterna, perché amati. L’amore di Dio che non ci abbandona è più forte della morte. Sostenuti da questa speranza, noi cammineremo sempre con coraggio, serenità e gioia sulla via che, anche attraverso il tunnel buio della morte, ci conduce alla luce e alla pace della casa del Padre”.

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