Restituire dignità a un territorio e saldare il rapporto di fiducia con le istituzioni con un polo di alta formazione per consiglieri e dirigenti e un osservatorio sovra-comunale sulla criminalità organizzata aperto alla cittadinanza: è questo il senso della task force contro mafia e corruzione lanciata ieri dal centro studi Pio La Torre nell’aula consiliare del Comune di San Cipirello, sciolto per mafia nel giugno scorso.
Una proposta accolta all’unanimità da una affollata assemblea cittadina e dalla commissione prefettizia che si è insediata nel Comune. “Siamo al lavoro per creare prospettive per i giovani, l’osservatorio sarà uno dei punti di riferimento per il territorio. Speriamo che questo sia il primo passo per un percorso condiviso con la cittadinanza, alle parole preferiamo le azioni”, ha detto il viceprefetto Esther Mammano che insieme al viceprefetto aggiunto Federica Nicolosi e alla funzionaria economico-finanziaria Concetta Maria Musca compone il “team femminile” che sta ripristinando la legalità.
“Abbiamo scelto un luogo simbolico per lanciare un appello alla cittadinanza attiva – spiega Vito Lo Monaco, presidente del centro Pio La Torre – San Cipirello è solo uno degli 80 Comuni sciolti in Sicilia per infiltrazioni dal 1991, e nella sola provincia di Palermo non mancano i casi plurimi, come il Comune di Misilmeri, sciolto 3 volte e quelli di Altavilla Milicia, Bagheria, Cerda e Villabate, sciolti 2 volte. Questi erano centri antifascisti dove si è costruita la democrazia, siamo qui per non disperdere questo patrimonio. Siamo qui per avviare una riflessione e per accendere la ribellione civile di tutti i democratici, contro mafia e corruzione”.
Un fronte comune che ha visto schierati anche le Acli (Associazioni Cristiane dei Lavoratori Italiani), l’associazione Libera e i sindacati: “Rallentamento burocratico, mancanza di piani strategici per lo sviluppo, leggi poco chiare sugli appalti sono debolezze che lasciano spazio alle infiltrazioni mafiose. Se colmiamo questi vuoti si può avviare un percorso di legalità e trasparenza amministrativa che non può che giovare alla vita dei cittadini. La mafia ha due nemici: la scuola e il lavoro, e noi dobbiamo fare in modo che il percorso di liberazione dai condizionamenti mafiosi avvenga attraverso questi due fondamentali elementi”, hanno affermato i segretari di Cgil Palermo Enzo Campo, Cisl Palermo Trapani Leonardo La Piana e Agostino Fascellaro, della Uil Fpl Palermo.
“Nonostante lo scioglimento dei consigli comunali riguardi anche 10 comuni del Nord Italia, questa resta una peculiarità del Mezzogiorno, siciliana e palermitana. Servono azioni concrete, a partire da un osservatorio sulla correttezza dell’applicazione delle leggi. Nei comuni di questa zona, da Piana degli Albanesi a San Cipirello a Partinico e San Giuseppe Jato, protagonisti di tante lotte sociali e punto di riferimento per il contrasto della mafia, le condizioni di cittadinanza attiva ci sono. Correttezza amministrativa, diritto al lavoro e diritto delle persone ad avere servizi efficienti: sono queste le nostre richieste”.
“Quando si scioglie un comune per mafia una comunità cade nello sconforto – hanno detto Antonino Tranchina e Francesco Todaro, delle Acli di Palermo e provincia – il decreto su San Cipirello rivela un malessere sottovalutato negli anni”.
“Siamo qui per non lasciare soli chi ha avuto la vita spezzata dalla criminalità – ha detto Caterina Pellingra, referente per Libera del presidio Valle dello Jato – solo facendo fronte comune si possono creare quegli anticorpi capaci di mettere al riparo la cosa pubblica dalle infiltrazioni mafiose, a San Cipirello come in ogni altro luogo”.