“Benedetto XVI ha legittimamente espresso la sua convinzione. Tocca a Francesco tenere presente l’universalità della Chiesa e prendere una decisione, tenendo conto di una tradizione testimoniata dai tempi della lettera di san Paolo ai Corinti”.
L’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, vicepresidente della Conferenza episcopale siciliana, parla con “La Stampa” della posizione di Joseph Ratzinger sul celibato. Il “no”, premette, è “una convenienza, un’utilità dal punto di vista spirituale ed ecclesiale, nel senso che si ritiene tradizionalmente che il celibato metta in condizione di donarsi in maniera integrale alla propria missione. Ma non significa che ciò non accada anche per il clero uxorato. Nelle Chiese ortodosse a non sposarsi sono i vescovi e i monaci. Nella Chiesa latina i presbiteri sono celibi, i diaconi permanenti no”.
Di fatto, si tratta di una questione aperta. “É dal Concilio Vaticano II – ricorda Pennisi – che si discute di ‘viri probati’, cioè dell’ordinazione di uomini sposati di una certa età e di provata fede che possano celebrare messa in quelle comunità che hanno scarsità di sacerdoti e dove è difficile che un prete possa recarsi regolarmente. Nel 1971 la proposta fu sottoposta ai vescovi e ottenne scarse adesioni, ma la mancanza di preti non richiede necessariamente l’ordinazione. Si può ovviare estendendo i ministeri”.
“Il Sinodo ha riproposto la questione – conclude l’arcivescovo di Monreale – e occorre aspettare. Si possono esprimere convinzioni, ma poi vale la decisione del Papa. É irrealistico un quadro in cui il Pontefice regnante venga corretto o ostacolato da posizioni contrarie. É il Papa a fare la sintesi e a dare l’indicazione per il bene della Chiesa. Bisognerà vedere quali condizioni verranno trattate. Potrebbe essere una decisione che non riguarda tutto il clero ma solo determinate situazioni o la possibilità di ordinare uomini sposati”.
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