Stringe tra le mani il libro “C’era una volta la pista”, scritto da Beppe Conti. E non lo abbandona mai. Per tutto il tempo che ci dedica per la nostra intervista. Giovanni Benedetto Madonia al ciclista monrealese Guido Messina lo conosceva bene. Anzi benissimo. Erano cugini. E in quel libro c’è tutta la storia del famoso ciclista che portò Monreale in giro per il mondo.
Perché se è vero, come dice Madonia, che Guido partì molto giovane per Torino, è vero anche che Monreale non l’aveva dimenticata. Mai. “E tornava tutti gli anni nella sua Monreale”. Incontriamo il signor Madonia a pochi giorni dalla scomparsa del quasi novantenne ciclista: “Lo avevo sentito poco prima di Natale – racconta con gli occhi lucidi – Siamo stati ore a parlare e raccontarci di tutto”. Madonia era orgoglioso di quel cugino diventato famoso grazie alla bicicletta: “Lui era proprio nato per fare questo sport – dice – Aveva iniziato a fare le consegne di frumento per i paesi limitrofi e vederlo affrontare le salite era uno spettacolo”.
E poi racconta alcuni episodi: “Quando rientrò a Monreale dopo aver vinto la coppa del mondo ad attenderlo all’aeroporto di Boccadifalco c’erano tremila persone – dice – Anche le forze dell’ordine rimasero senza parole. Non vi dico nemmeno quante donne lo baciarono”. E poi gli allenamenti: “Lui faceva il giro da Borgetto, Partinico e rientrava a Monreale da Sagana – dice Giovani – Poi aspettava il filobus alla Rocca e ci si metteva davanti. Era una sorta di stimolo per lui”. E la gara con Fausto Coppi in pista: “Fecero l’inseguimento – racconta Giovanni – Lui arrivò a 40 metri dal campionissimo. E quando gli chiesi perché non lo raggiunse, perché si vedeva che ne aveva di più, mi rispose che non avrebbe mai potuto umiliare un campione simile”.
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