“Perché nostra figlia non è stata fatta nascere prima, con un parto cesareo, visto che la gravidanza era giunta abbondantemente a termine? E’ stato questo ritardo ad esserle fatale? Si poteva salvarla?”. Sono le angoscianti domande che da giorni si pone una giovane coppia di Corleone – e ora anche la Procura di Termini Imerese -, che ha perso in circostanze tragiche e tutte da chiarire la propria secondogenita, Miriam, una bimba perfettamente sana e formata, che però è nata morta.
Il dramma si è consumato sabato 14 dicembre all’ospedale cittadino dove la mamma, di 22 anni – il papà ne ha 29 – stava facendo la spola ogni due giorni per sottoporsi ai controlli di rito. La data presunta del parto infatti era il 6 dicembre, ma la giovane non aveva alcuno stimolo e i medici del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Corleone, che l’hanno seguita, l’avevano invitata a presentarsi a giorni alterni per i controlli. Nel penultimo, del 12 dicembre, uno dei medici che abitualmente visitava la puerpera aveva tranquillizzato i genitori, asserendo che tutto procedeva bene e che non c’era alcun motivo di preoccuparsi. E del resto la mamma non accusava alcun disturbo particolare.
La mattina di sabato, all’ennesima visita, dopo aver controllato la dilatazione uterina, i dottori hanno finalmente annunciato alla coppia che nella stessa serata o, al massimo, lunedì 16 dicembre la ventiduenne sarebbe stata ricoverata per indurle il parto, nel caso in cui non si fosse verificato spontaneamente. Ma è stato qui, durante l’esecuzione del tracciato cardiotocografico, che i sanitari si sono accorti che il feto non presentava più i battiti cardiaci. L’ecografia purtroppo ha confermato il tragico esito. La piccola, per la quale i genitori avevano scelto il nome “Miriam”, era deceduta: morte endouterina fetale. Alla mamma e al papà è comprensibilmente crollato il mondo addosso.
La giovane è stata ricoverata e le è stato indotto il parto: alle 20,30 Miriam è venuta al mondo, ma senza vita. E fuori dalla sala operatoria il papà ha trovato i carabinieri di Corleone, chiamati non dai genitori (presi in quel momento da ben altri pensieri), ma da personale interno allo stesso reparto. I militari, che poi hanno sequestrato tutta la documentazione clinica, hanno invitato il padre a sporgere formale denuncia-querela, cosa che ha fatto l’indomani presso la locale stazione. I genitori per essere assistiti, tramite il consulente personale Alessio Tarantino, si sono affidati a Studio3A-Valore Spa, società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini. Studio3A ha subito messo a disposizione come consulente medico legale di parte per la famiglia il dott. Mario Guarino, che ha partecipato alle operazioni peritali.
La Procura di Termini Imerese, infatti, con il Pubblico Ministero Annadomenica Gallucci, ha aperto un procedimento penale per il reato di aborto colposo con relative iscrizioni nel registro degli indagati: i nominativi dei sanitari sotto inchiesta però non sono stati ancora comunicati alle parti offese. Il Magistrato ha quindi disposto l’autopsia sul corpicino del feto, nominando come propri consulenti tecnici d’ufficio un pool di esperti: i dottori Stefania Zerbo, medico legale dell’Istituto di Medicina Legale di Palermo, Emiliano Maresi, anatomo patologo e Antonio Luciano, specialista in Ginecologica e Ostetricia.
L’esame autoptico è stato effettuato nel primo pomeriggio di mercoledì 18 dicembre presso l’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo. I tre Ctu, a meno che non richiedano delle proroghe data l’estrema delicatezza e complessità del caso, avranno tempo 60 giorni per depositare la loro perizia che dovrà stabilire, tra le altre cose, le cause e l’epoca del decesso, se siano state seguite le linee guida previste nei casi di specie e, soprattutto, se il personale medico abbia tenuto condotte omissive, imprudenti, negligenti, imperite o comunque contrarie alle regole della migliore scienza medica e, nel caso sia accaduto, se queste siano in nesso causale con il decesso: andrà verificato, in particolare, se la decisione di non procedere con un cesareo nonostante si fosse ormai arrivati alla 42. settimana di gestazione abbia inciso con la situazione di sofferenza fetale che si è verificata. L’autopsia avrebbe infatti confermato che la bimba era sana e molto grande: il feto pesava quattro chili e mezzo ed è per questo che aveva difficoltà a nascere spontaneamente. Risultanze che non fanno che acuire il dolore e il rimpianto della mamma e del papà, che con Studio3A chiedono risposte, verità e giustizia. I funerali della bimba si terranno domani, 20 dicembre, presso la chiesa di Corleone.