Confiscato un patrimonio del valore complessivo di oltre 5 milioni di euro riconducibile all’imprenditore palermitano Girolamo Taormina. Il provvedimento è stato emesso dal tribunale di Palermo su proposta del procuratore della Repubblica di Palermo. Arriva a seguito delle indagini patrimoniali condotte dall’Ufficio misure di prevenzione patrimoniali della Divisione anticrimine della Questura.
La confisca, che costituisce il naturale epilogo del sequestro già eseguito nel 2014, riguarda nello specifico i seguenti beni: un appartamento a Palermo, il compendio aziendale di due società operanti nel settore della distribuzione all’ingrosso di carni (denominate “Ingross Carni srl” e “Punto Carne srl“), un supermercato di Palermo in via Danimarca e la quota pari al 50 per cento del capitale sociale della società “Princess Scalea Club”. Con il medesimo provvedimento il Tribunale di Palermo ha anche applicato nei confronti del Taormina la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni.
La figura di Taormina, quale elemento di spicco del mandamento mafioso di “Tommaso Natale” che si è riuscito ad imporre nel settore dell’imprenditoria locale sfruttando la forza di intimidazione promanante dalla sua appartenenza a Cosa Nostra, è emersa nell’ambito dell’operazione antimafia “Apocalisse”, condotta dalla Squadra Mobile di Palermo nel giugno 2014, quando è stato arrestato per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e di concorrenza sleale con violenza e minaccia aggravata dal metodo mafioso. Successivamente, nel giugno del 2017 è stato condannato a 13 anni di reclusione.
Attraverso complesse indagini patrimoniali svolte dalla Divisione Anticrimine della Questura di Palermo nei confronti di Taormina, in ragione della sua pericolosità sociale derivante dall’accertata appartenenza a Cosa Nostra, è stato, così, possibile ricostruire la scalata economica che gli ha consentito, da semplice manovale presso una ditta di costruzioni, di divenire punto di riferimento per la commercializzazione e la distribuzione della carne nel settore occidentale della città di Palermo. Infatti, attraverso una sapiente regia occulta e con l’uso dei tipici strumenti intimidatori riconducibili a Cosa Nostra, Taormina è riuscito a costituire le due società, oggi oggetto di confisca, affermatesi poi sul mercato in posizione di assoluto privilegio e notoriamente sostenute dai vertici del mandamento mafioso di Tommaso Natale, mediante l’imposizione delle forniture da un lato e la contrazione della libera concorrenza dall’altro.
Le indagini patrimoniali hanno, inoltre, consentito di accertare come il Taormina abbia investito la mole di guadagni accumulata nel settore della commercializzazione della carne in altri ambiti e, in particolare, nell’apertura del supermercato di via Danimarca, oggi confiscato. L’indagine ha reso possibile ricostruire le dinamiche delle società che – al di là dell’apparente veste formale di soggetti economici autonomi – venivano gestite direttamente o indirettamente dal Taormina, costituendo un “unicum”, ossia un medesimo centro di imputazione di interessi commisti tra attività di impresa e attività mafiosa, che nasce, si afferma e si sviluppa grazie al ruolo dello stesso in seno al sodalizio mafioso di Tommaso Natale, dimostrando ancora una volta il persistente interesse dell’organizzazione mafiosa ad acquisire il controllo delle attività economiche sul territorio.
Un commento a “La scalata imprenditoriale grazie alla mafia: confiscati beni per 5 milioni”
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