“Il post del Petta e gli altri commenti della Bovì e degli altri non sono da ritenersi offensivi, in quanto espressi all’interno di una sfera che riguarda la dialettica politica e scatenati proprio dal comportamento del Ciulla”. Con queste motivazioni è stata archiviata la vicenda giudiziaria che vedeva coinvolti, fra gli altri, il presidente del consiglio comunale di Piana degli Albanesi Alberto Petta, Vita Bovì e altre persone.
Questi erano stati querelati da Vito Ciulla. La querela era riferita a quanto accaduto e riprodotto su un Video/Post del 2 giugno 2017 e pubblicato sulla pagina Facebook personale del Presidente del Consiglio Comunale Alberto Petta. Quest’ultimo aveva affisso una locandina, su un’area pubblica praticamente di fronte alla Casa del Popolo, che annunciava un comizio politico, durante l’aspra campagna elettorale delle Amministrative che si sono tenute a Piana nel giugno 2017. Un secondo dopo l’affissione arrivava Vito Ciulla che, con fare irruento strappava e gettava a terra davanti ai piedi di Alberto Petta la stessa locandina, tutto ciò è stato videoregistrato e pubblicato su Facebook da Petta. A questo post che intendeva stigmatizzare e censurare il comportamento di Ciulla seguirono numerosi commenti di semplici cittadini sulla vicenda. Ma Ciulla, pur essendo l’autore di un gesto non proprio edificante e democratico, ritenendosi offeso, l’8 agosto 2017 sporgeva querela contro Petta e contro la maggior parte di coloro che, semplici cittadini ed estranei alle vicende politiche, avevano commentato l’accaduto.
Dopo più di due anni, fra indagini e opposizioni, la vicenda giudiziaria arriva alla fine con l’archiviazione. Nel corso dell’Udienza Camerale la difesa degli indagati, assunta congiuntamente da Salvatore Cordaro e da Giorgio Lo Verde, associandosi alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero, ha sostenuto l’infondatezza dell’opposizione proposta, in particolare l’avvocato Lo Verde in udienza ha evidenziato non solo la natura e la genesi di critica politica del post e dei commenti, ma soprattutto il comportamento provocatorio e antidemocratico della presunta parte offesa. Le osservazioni del Gip che chiudono la vicenda danno totalmente ragione alla difesa, ovvero sottolineano che il post del Petta e gli altri commenti non sono da ritenersi offensivi, in quanto espressi all’interno di una sfera che riguarda la dialettica politica e scatenati proprio dal comportamento del Ciulla. Cosa ancor più importante e che il Gip tiene a sottolineare come “il Petta si sia limitato a contenere giudizi critici in ordine all’atteggiamento tenuto dallo stesso Ciulla e alle frasi dello stesso rivolto al Petta” ed ancora come “le espressioni utilizzate si risolvono in censure ad un metodo di fare politica portato avanti dalla odierna persona offesa”.
“Ho sempre creduto nella mia totale estraneità ai fatti – dice Petta – ho sempre fatto politica esprimendo le mie idee con forza e a volte con toni radicali, ma sempre senza scadere nelle offese personali e nel rispetto dell’avversario politico. Oggi questo mi viene riconosciuto da un chiarissimo provvedimento del Giudice. Non mi aspetto delle scuse dal signor Ciulla, il nervosismo da campagna elettorale può giocare brutti scherzi, ma bisogna tenere un comportamento sempre umile e aperto al pluralismo delle idee. Le idee degli altri non vanno mai compresse semmai vanno combattute con la forza degli argomenti secondo un corretto confronto dialogico. Purtroppo in quell’occasione questo non è stato fatto dal Ciulla. Gettandomi alle spalle questo episodio ritengo quella del Giudice una lezione per tutti noi da tenere ben presente. La nostra è una piccola comunità che è stata spesso divisa, oggi abbiamo, soprattutto le generazioni più giovani, hanno l’obbligo morale di riappacificarla e di tenerla unita”.