E’ una situazione quasi paradossale, ma che sta, per fortuna arrivando ad una soluzione. Il territorio di Monreale, per tutta la settimana, non avrà il controllo degli uomini della Forestale. I lavoratori, infatti, pur se avviati dalla Regione siciliana il 15 giugno, secondo il contratto, sono stati subito sospesi. Il motivo? Gli operai non hanno ancora effettuato le visite mediche. Dal Dipartimento regionale hanno fatto sapere che si tratta di un semplice problema burocratico e che le visite sono state avviate già in questi giorni a partire proprio dagli operai dei territori che sono più a rischio. Nel giro di qualche giorno, insomma, tutto dovrebbe tornare alla normalità. Ma la situazione non è tranquilla.
“Stiamo andando incontro a dei giorni di intenso caldo e molto a rischio per quanto riguarda gli incendi – dice Salvatore La Corte, segretario provinciale di Snaf, il sindacato autonomo dei forestali – Mi auguro che non ci siano emergenze”. Anche se, sottolinea La Corte, in caso di emergenza incendi potranno intervenire gli uomini che hanno già effettuato le visite mediche. “La situazione dovrebbe tornare normale già dalla prossima settimana con l’arrivo anche degli uomini sulle torrette per gli avvistamenti”.
La questione della Forestale e del servizio antincendio e della gestione e manutenzione dei boschi è molto più complessa e complicata. In Sicilia oggi ci sono 19 mila operai che lavorano in maniera “stagionale”, divisi per giorni di impiego. Da oltre 30 anni questi lavoratori hanno un contratto di diritto privato e non pubblico come dovrebbe essere visto il rapporto con l’ente Regione siciliana.
“In questa maniera ci perdono solo i lavoratori – spiega La Corte – Non si può avere il passaggio a contratto a tempo indeterminato, perché siamo stagionali e la legge non lo prevede e quindi non possiamo essere assorbiti. Attendiamo gli sviluppi di una nuova legge. Non viene fatta una riforma, che aspettiamo e che ci era stata promessa, dal 2006. Il Governo regionale e il presidente Nello Musumeci si prendano questo impegno, garantiscano la salvaguardia del personale, ma soprattutto la tutela dei boschi”.
Gli operai della forestale in Sicilia sono tra i più anziani d’Italia, con una media di età di 50 anni. E non si parla di turnover e di nuovi ingressi. “Ogni anno vanno in pensione oltre mille operai – dice La Corte – nel giro di 5/6 anni ci troveremo con un settore ridosso ai minimi termini, ma soprattutto con un gruppo di operai non più molto efficiente sia per spegnere incendi che per fare manutenzione del territorio”. Già, infatti per La Corte, il pericolo maggiore è la perdita del sapere: “Siamo una miniera di informazioni sui boschi siciliani – dice La Corte – e tutto quello che sappiamo lo vorremmo insegnare ai giovani. Invece temo che non ci sarà un futuro per questo settore in Sicilia e si perderà l’intero patrimonio boschivo”. Gli operai della Forestale, infatti, si occupano anche di piantumare boschi e di fare una corretta manutenzione.
“10 mila operai assunti a tempo indeterminato – spiega La Corte – sarebbero sufficienti per gestire in maniera efficace il servizio in Sicilia. 4 mila si potrebbero occupare della gestione degli incendi, 6 mila per i boschi. I costi sarebbero identici a quelli affrontati dalla Regione oggi per pagare i 19 mila operai, ma ci sarebbe un servizio garantito 365 giorni l’anno”. La Regione siciliana infatti spende ogni anno quanto spende la Calabria, che però ha 6 mila operai assunti a tempo indeterminato.
“La nostra può sembrare una proposta folle – dice La Corte – ma forse è l’unico modo per rendere questo esercizio efficiente senza poi, in futuro, doversi affidare a ditte esterne e appalti vari. Bisogna agevolare chi deve andare in pensione, svecchiando il settore, inserendo i giovani e permetterci di iniziare di nuovo ad occuparci dei nostri boschi, come hanno fatto i nostri padri e i nostri nonni. Così non è più possibile. C’è un clima diverso e la manutenzione va fatta in altri periodi. Capita, infatti, che quando dovremmo fare manutenzione, noi non siamo in servizio. Il patrimonio boschivo siciliano, così, è davvero a rischio estinzione”.
Dei 19 mila operai in servizio oggi, quasi 4 mila hanno delle prescrizioni mediche, e quindi non possono fare lavori usuranti, come spegnere gli incendi o fare manutenzione. Il servizio antincendio oggi è gestito con 7 mila unità. La riforma, dunque, appare quanto mai necessaria.
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