Cronaca

IL NOSTRO EROE: MONREALE RICORDA IL CAPITANO BASILE

Un raggio di sole illumina il momento più intenso ed emozionante della cerimonia in ricordo di Emanuele Basile a Monreale.

Oggi la pioggia è stata la protagonista di questa cerimonia di commemorazione in onore di Emanuele Basile, ucciso in un agguato mafioso il 4 maggio 1980 mentre aveva in braccio la figlia. Ogni anno, in via Novelli, si celebra un eroe, non solo per i militari, ma per tutti i monrealesi. Perché come ha detto Piero Capizzi nel corso della cerimonia “Basile è il nostro eroe, è l’eroe di tutti i monrealesi. E’ la persona che tutti qui ricordano. Il capitano che diede il via alle più importanti indagini sulla mafia”.

Pioggia, abbiamo detto, intensa a tratti. Ma che si ferma quando ai piedi della lapide che ricorda il capitano, carabinieri e agenti della Polizia Municipale depositano due corone di alloro. La benedizione dell’arcivescovo di Monreale Michele Pennisi insieme al cappellano dei Carabinieri Salvatore Falzone. Ci sono tutti i vertici dei Carabinieri, a partire dal generale di brigata e comandante della Legione Carabinieri Sicilia Giovanni Cataldo, il colonnello Antonio Di Stasio, comandante del comando provinciale di Palermo; il tenente colonnello Luigi De Simone comandante del gruppo carabinieri di Monreale; il capitano Guido Volpe, comandante della compagnia carabinieri di Monreale; Salvatore Biddeci, comandante della stazione carabinieri di Monreale; il prefetto di Palermo Antonella De Miro e il questore di Palermo Renato Cortese, e i veritici di Guardia di Finanza, Polizia ed esercito. Insieme alle associazioni della Polizia di Stato di Monreale e dei Carabinieri in congedo.

“Tutti i cittadini considerano come un monrealese Basile – dice il generale Cataldo – che ha onorato con la sua stessa vita il servizio reso all’intera comunità e l’Arma. Lui, per noi, ma non solo, è un eroe, è una persona a cui ispirarci. Ricordo un episodio. Pochi giorni prima di morire venne a trovare suo fratello, che era il nostro comandante all’accademia di Modena. Per noi lui era un comandante di un avamposto difficile, in cui si combatteva la mafia. Ed era motivo di orgoglio conoscerlo e stringergli la mano. Quando venimmo a conoscenza della sua morte, aumentò in noi la voglia di servire lo Stato. Quell’episodio ci ha segnati tutti. Ma questi episodi tragici non ci fermeranno, non ci intimoriscono. Anzi, ci spingono a fare e dare sempre di più”.

Share
Published by