Cronaca

“Senza spirito di accoglienza la nostra Monreale si condanna alla sterilità”

Riceviamo e pubblichiamo l’omelia dell’arcivescovo Michele Pennisi pronunciata oggi nel corso del solenne Pontificale alla Collegiata.

“Carissimi e sorelle amati dal Signore,
oggi siamo riuniti ancora una volta in questo Santuario per venerare il Santissimo Crocifisso, cimelio prezioso di fede che si collega con “la bella eredità” trasmessa dai vostri padri, che è stata rilanciata dall’arcivescovo Girolamo Venèro nel 1626. Comprendere il valore redentivo, storoic e culturale del Crocifisso non può limitarsi ad una tradizione familiare o cittadina. Nel volto del Crocifisso risplende la bellezza, il perdono e l’amore coinvolgente di quello che il popolo di Monreale invoca come “Patruzzu amurusu” da cui invoca la Grazia, cioè il suo amore gratuito.

Nella figura del serpente di bronzo è profetizzata la croce; nel popolo in cammino nel deserto è prefigurata l’ umanità di ogni tempo e di ogni luogo in cammino verso l’eternità; un ‘ umanità che se non vuole morire di disperazione, di noia, di non senso deve guardare alla croce! Noi veniamo invitati ad alzare lo sguardo verso Gesù Crocifisso. E tenere fisso lo sguardo verso il Crocifisso vuol dire tenere fisso lo sguardo sul suo modo di amare fino in fondo. Gesù ha manifestato nel Figlio Crocifisso il suo più puro amore.

Abbiamo ascoltato nel vangelo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). La festa di oggi rappresenta la celebrazione dell’amore totale di Dio per ciascuno di noi. Dio ci ama. Non dubitiamo mai del suo amore, qualunque cosa ci accada nella vita siamo infinitamente e gratuitamente amati, siamo accolti in paradiso da Gesù morente come il buon ladrone.

Gesù Cristo, per amore, ha dato sé stesso fino alla fine per salvarci. Le sue braccia aperte sulla croce sono il segno più prezioso di un amico capace di arrivare fino all’estremo: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,1). Gesù Cristo che tanti secoli fa ci ha salvato sulla croce dai nostri peccati, con lo stesso potere del suo totale dono di sé continua a salvarci e redimerci oggi. Guardiamo la sua Croce, aggrappati a Lui, lasciamoci salvare, perché come ha scritto papa Francesco “coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento” (EG,1).

Se pecchiamo e ci allontaniamo da Lui, e come il pubblicano gli chiediamo umilmente perdono, Egli di nuovo ci rialza con il potere della sua Croce. “Egli perdona settanta volte sette. Torna a caricarci sulle sue spalle, una volta dopo l’altra. Nessuno potrà toglierci la dignità che ci conferisce questo amore infinito e incrollabile. Egli ci permette di alzare la testa e ricominciare, con una tenerezza che mai ci delude e che sempre può restituirci la gioia”(EG, 3). Noi “siamo salvati da Gesù: perché ci ama e non può farne a meno. Possiamo fargli qualunque cosa, ma Lui ci ama, e ci salva. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, di tutte le nostre fragilità e di tutte le nostre meschinità. Ma è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore, che raggiunge il suo culmine sulla Croce. Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti e ci abbraccia sempre, dopo le nostre cadute , aiutandoci ad alzarci e a rimetterci in piedi. Perché la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare da Cristo Buon Samaritano”.(cit. in CV,120).

Il suo perdono e la sua salvezza non sono qualcosa che abbiamo comprato o che dovremmo acquisire con le nostre opere o i nostri sforzi. Egli ci perdona e ci libera gratuitamente. Il suo donarsi sulla croce è qualcosa di così grande che noi non possiamo né dobbiamo pagarlo, dobbiamo soltanto accoglierlo con immensa gratitudine e con la gioia di essere amati così tanto prima di poterlo immaginare: «egli ci ha amati per primo» (1 Gv 4,19), ci ha amati a caro prezzo.

Possiamo applicare a tutti noi quello che papa Francesco nell’ultimo sinodo dello scorso ottobre ha detto ai giovani: “Giovani amati dal Signore, quanto valete voi se siete stati redenti dal sangue prezioso di Cristo! Cari giovani, voi «non avete prezzo! Non siete pezzi da vendere all’asta! Per favore, non lasciatevi comprare, non lasciatevi sedurre, non lasciatevi schiavizzare dalle colonizzazioni ideologiche che ci mettono strane idee in testa e alla fine diventiamo schiavi, dipendenti, falliti nella vita. Voi non avete prezzo: dovete sempre ripetervelo: non sono all’asta, non ho prezzo. Sono libero, sono libero! Innamoratevi di questa libertà, che è quella che offre Gesù”.(cit. in CV,122).

Guardiamo le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciamoci salvare sempre nuovamente. Se guardiamo il Crocifisso, siamo salvi. “Guardare”’ è molto di più del semplice vedere con gli occhi: è avere uno sguardo d’amore. È credere. Nell’inno popolare al Santissimo Crocifisso si canta: Non ti arresti il tuo peccato sulla soglia dell’altare dall’aperto tuo costato sgorga un’onda salutare”. Confessiamo i nostri peccati, crediamo fermamente nella sua misericordia che ci libera dalla colpa. Contempliamo il suo sangue versato con tanto affetto e lasciamoci purificare da esso.

La croce è il segno per eccellenza di noi cristiani, il sigillo con cui fummo segnati nel giorno del nostro battesimo. Scrive un autore del II secolo: “Beati coloro che, sperando nella croce, scesero nell’acqua del battesimo”. Dal costato aperto di Cristo dormiente sulla croce, scaturirono acqua e sangue, segno del battesimo e dell’ eucarestia, e cioè del nostro nascere e del nostro crescere, del nostro essere, giorno dopo giorno, custoditi dal Cristo che si dona a noi. Con Gesù crocifisso potremo rinascere sempre di nuovo,lasciandoci coinvolgere nel suo progetto di amore.

Cristo crocifisso e risorto deve ispirare ogni giorno la nostra esistenza di cristiani, che siamo stati coinvolti attraverso il battesimo, nel mistero della morte del Signore e siamo risorti per sempre della sua resurrezione. Essere devoti del Crocifisso è essere devoti tutti i giorni dell’amore a tutti i costi , un amore che sorprende per la sua generosa radicalità, essere devoti di Gesù Crocifisso significa seguirlo ogni giorno portando la nostra croce dietro di lui, rinunciando al nostro egoismo e aprendoci all’amore per Gesù e per il prossimo.

Volgiamo oggi il nostro sguardo a Gesù Cristo Crocifisso e chiediamogli di aiutarci a ricostruire il tessuto umano e civile della nostra città ferita da mille problemi: la mancanza di lavoro, la mafia, l’illegalità, la micro criminalità, lo spaccio e il consumo di droghe,le povertà materiali e culturali, la prostituzione, la ludopatia, la ricerca dell’interesse personale a scapito del bene comune e la fragilità delle relazioni umane. Chiediamogli che ci aiuti a promuover un cambiamento personale e comunitario attraverso atteggiamenti caratterizzati dalla mitezza, dall’accoglienza, dalla fraternità, dalla speranza.

Monreale devota del Crocifisso sia una città in cui l’accoglienza si faccia prossimità e vicinanza, carità e solidarietà. Senza spirito di accoglienza la nostra Monreale si condanna alla sterilità. Ritroviamo la fraternità nelle nostre relazioni partendo dalle nostre famiglie, dai luoghi in cui abitiamo, dalle strade che percorriamo, superando rancori, invidie, gelosie, insulti, calunnie. Liberiamoci da ogni inimicizia! Costruiamo relazioni positive che fanno dell’amicizia libera e leale, della concordia e della fraternità il gusto e la bellezza del vivere insieme.

Ci attende uno slancio di responsabilità collettiva, capace di inclusione, reciprocità pur nelle diversità di vedute, a servizio del bene comune. Oggi chiediamo a Cristo Crocifisso di attirare nel cerchio divino della sua Resurrezione, la fraternità di una comunità accogliente e gratuitamente ospitale , che seguendo il Crocifisso, risorga a vita nuova”.

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