Un sottile equilibrio tra il suo ruolo istituzionale, quello di governatore della Sicilia e quello di appartenente alla corrente di destra. Ieri Nello Musumeci, presidente della regione siciliana, è arrivato a Monreale “per prendere un caffé con il candidato sindaco Alberto Arcidiacono“, ha spiegato in piazza.
Nessun comizio, “perché sono finiti i tempi in cui un presidente della regione condizionava e influenzava il voto. La politica si fa con un certo stile”. Ed in effetti Musumeci è sempre misuratissimo ed equilibrato quando parla elle prossime amministrative. Senza mai fare nessun riferimento all’amministrazione uscente, quella guidata da Piero Capizzi. Se non per una stilettata: “Guardando tra le carte della Regione – dice Musumeci – il comune di Monreale ha partecipato rarissime volte ai nostri bandi. E credo che sia sbagliato, visto che spessso, questo è l’unico modo per portare risorse al comune e affrontare qualche problema”.
Alle prosime amministrative ci sarà anche la sua corrente politica “#diventeràbellissima“, con Marco Intravaia “e tanti amici che sostengno Arcidiacono – spiega il governatore – Monreale ha il diritto di tornare ad essere una città protagonista e per farlo serve un sindaco che voglia compiere un atto di amore nei confronti di questa città accompagnato da una squadra che lo segua”.
Ma arriva una precisazione: “Chiunque sarà eletto – dice Musumeci – troverà sempre aperte le porte del mio ufficio. Il dialogo è fondamentale”. Monreale, per Musumeci, sta vivendo un momento di difficoltà, “perché spesso qui si privilegia l’identità all’appartenenza” Poi si parla dei soldi per il complesso museale Guglielmo II: “Il mio governo è nemico delle opere incompiute – dice Musumeci – il complesso è solo una testimonianza. In Sicilia ci sono 130 opere ferme che, se riattivate, metterebbero in giro centinaia e centinaia di milioni di euro. E’ difficile, non bastano certo 5 anni, il mio mandato, ma servono almeno 10 anni perché la Sicilia possa diventare competitiva. Abbiamo messo un punto sul passato, ora è un modo nuovo di governare”.