Sono passati definitivamente in mano allo Stato un appartamento in via Trappetazzo, una quota di un altro appartamento in via Paolo Emiliano Giudici e un’auto, per un valore complessivo di circa 300.000 euro, i beni erano già stati sottoposti a sequestro il 10 maggio 2017 su proposta del Questore di Palermo. Ad eseguire il decreto di confisca, emesso dal Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione nei confronti Alessandro Bronte sono stati gli agenti della Divisione Polizia Anticrimine della Questura.
Alessandro Bronte, già Sorvegliato Speciale, si è caratterizzato fin dalla giovanissima età quale soggetto pericoloso, abitualmente dedito a traffici delittuosi, in particolare in materia di stupefacenti, nonché per aver partecipato a sodalizi mafiosi.
Nel dicembre del 2015 è stato tratto in arresto per i reati di associazione mafiosa e traffico di stupefacenti nell’ambito dell’operazione “Panta Rei”, in quanto ritenuto contiguo alla famiglia mafiosa di Palermo Porta Nuova, per conto della quale gestiva la rete di vendita, il procacciamento della clientela e la diretta importazione di sostanze stupefacenti dalla Campania; per tali fatti, nel settembre del 2017 il Tribunale di Palermo lo ha condannato alla pena di anni 12 di reclusione.
Nel febbraio 2017, Bronte è stato colpito da un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal Tribunale di Palermo, per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti in seguito ad una indagine svolta dalla Sezione Antidroga della Squadra Mobile di Palermo (operazione “Back Again”); in particolare, dalle indagini era emerso come Bronte, nonostante fosse sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale, avesse rivestito un ruolo di primissimo piano nella gestione di un ingente traffico di sostanze stupefacenti, il cui approvvigionamento avveniva, attraverso il canale campano per quanto attiene alla cocaina e all’hashish ed attraverso quello albanese per la marijuana.
I successivi accertamenti patrimoniali condotti dall’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo hanno permesso di individuare come il Bronte ed i suoi familiari non disponessero di entrate lecite e idonee a garantire l’ordinario sostentamento familiare; l’assenza pressoché assoluta di mezzi economici rendeva pertanto privo di giustificazione l’acquisto di numerosi beni, formalmente intestati a congiunti, ma di fatto riconducibili al Bronte quale evidente frutto delle sue attività illecite e, pertanto, colpiti oggi dal provvedimento di confisca.
Sulla base della commissione di fatti così gravi, commessi successivamente all’imposizione a suo carico della misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale per la durata di due anni, con il provvedimento di questa mattina il Tribunale di Palermo, ha disposto, inoltre, l’aggravamento della misura aumentandola di ulteriori tre anni, raggiungendo, pertanto, la durata complessiva di anni 5.