Continua la nostra serie di interviste a esponenti del mondo politico monrealese che però, in questo momento, non sono impiegati attivamente all’interno della giunta guidata dal sindaco Piero Capizzi. Dopo Fabio Ganci e Toti Zuccaro, tocca all’ex sindaco Salvino Caputo
Ci sarà o non ci sarà a questa tornata elettorale? La domanda circola da un po’ a Monreale. Salvino Caputo, che è stato sindaco di Monreale dal 1994 al 1998 e poi dal 1999 al 2004 si prepara alla sua terza candidatura: “Ci sto pensando”, dice nel corso della nostra intervista. Ma poi alla fine si tradirà: “Vi inviterò alla conferenza stampa di presentazione della candidatura”.
Insomma non c’è la conferma ufficiale, ma Salvino Caputo ufficializzerà la propria candidatura a breve. Forse subito dopo l’Epifania. Si aggiunge, dunque alla corsa alla Sala Rossa e darà filo da torcere non solo a Piero Capizzi, ma anche a tutti i candidati che proveranno a diventare sindaco di Monreale.
“Me lo hanno chiesto in tanti – dice Salvino Caputo rispondendo alla domanda sulla sua candidatura – Credo che Monreale e i monrealesi abbiano voglia e bisogno di una guida esperta e competente”. Ma Caputo può candidarsi? “Certo che sì – precisa lui – Sono stato riabilitato nel 2017 e quindi, per legge, sono candidabile”. E Caputo non le manda di certo a dire ai suoi predecessori: “Dal 2004 è mancato quasi sempre il governo della città – dice – Basti pensare che in tutti questi anni non è stata realizzata una sola opera pubblica. Ci sono strade colabrodo, monumenti nel degrado, una crisi economica senza precedenti con negozi storici che hanno chiuso e un calo del turismo. Insomma è scomparso il tessuto storico che dava prestigio alla nostra città”.
Caputo ripercorre gli anni di Monreale dopo aver abbandonato la fascia da sindaco e parla dei suoi successori. Iniziando però, dall’ultimo, ancora in carica, Piero Capizzi. “Si è dimostrato – dice Caputo – come il sindaco più assente della vita della nostra città. Sta lasciando Monreale nelle condizioni più disastrose possibile. Basti pensare al dissesto. Se la Corte dei Conti lo ha dato, è perché né lui né il segretario generale sono riusciti a fornire dei validi documenti per impedire questo disastro”.
Poi si passa a Filippo Di Matteo: “E’ stato un buon sindaco ed ha sistemato qualche disastro lasciato dall’amministrazione Gullo. Ha cercato di affrontare i problemi della città nel migliore dei modi e gli vanno riconosciuti un grande impegno e una grande presenza nella nostra città”. Poi si passa a Toti Gullo: “Ha fatto tanti danni a questa città, penso al parcheggio comunale che non è mai stato realizzato con un danno da 1,2 milioni di euro, o allo stesso parcheggio Intravaia con 4,2 milioni di euro spesi per altre cose e che adesso lo Stato vuole indietro. Oppure alla questione della Caserma dei Carabinieri quando ha trasformato il nostro comune da proprietario dell’immobile ad inquilino e che deve versare adesso un maxi affitto”.
Lui è sempre un uomo di destra, non nasconde i suoi ideali politici: “Con la Lega ho sempre buoni rapporti, ma solo con i vertici nazionali – dice Caputo – Lo stesso Matteo Salvini prima di esprimere un giudizio su di me dopo che erano state diffuse le notizie del mio arresto, ha voluto attendere l’esito delle indagini. Simpatizzo sempre per Forza Italia. Rimango, insomma un uomo di destra. Ma credo che bisogna prendere atto del fatto che, almeno a livello comunale, i simboli dei partiti contano veramente poco”. Caputo, insomma, sarà candidato con una lista civica (forse Per Monreale il nome), senza nessun simbolo, anche se precisa: “Ci sono in corso delle interlocuzioni con personalità politiche che si vorrebbero affiancare a questo progetto”.
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Le liste saranno più di una, tutte civiche: “La mia sarà una candidatura per la città”. Poi un’analisi dei possibili candidati e quindi rivali: “Se parliamo dei nomi che si sentono in giro, devo dire che sono tutte delle gran brave persone – dice – ma ci sono due personaggi, per esempio, che sono lontani da anni dalla vita politica di Monreale. Mi riferisco ad Alberto Arcidiacono che 5 anni fa dopo aver perso le elezioni è praticamente scomparso, quando invece avrebbe dovuto fare il capo dell’opposizione dell’amministrazione di Capizzi. Oppure Roberto Gambino, persona per bene, ma che manca dalla vita politica di Monreale da dieci anni. A lui do la colpa di non essere rimasto sul territorio a condurre le sue battaglie politiche. O Massimiliano Lo Biondo, gran professionista, ma forse troppo inesperto per guidare una città complessa come Monreale. Ci vuole una persona che conosca bene la macchina amministrativa e che si sia speso per il territorio, sia da eletto che da non eletto”.
Nessun pericolo è rappresentato, secondo Caputo, dai 5 Stelle: “C’è un solo consigliere che non ha di certo brillato per la sua attenzione al territorio – dice l’ex sindaco – A Monreale i 5 stelle non sono mai stati una realtà aggregante. Anzi. Tutt’altro. E’ vero che in ambito nazionale hanno avuto un ottimo risultato, ma le cose, a livello comunale dicono altro”. E di Toti Zuccaro che ha rivelato di avere Capizzi come suo candidato, che ne pensa? “Toti è un politico attento, esperto e presente sul territorio – dice Caputo – Sono convinto che essendo un uomo lungimirante e attento, alla fine non sosterrà la candidatura di Capizzi per non bruciarsi. E’ un candidato che non può proporre”.
Poi Caputo analizza il momento politico di Monreale: “Capizzi non ha mai avuto una vera maggioranza – dice – Diciamo che è il consiglio comunale che non lo ha voluto mandare a casa. Lui ha avuto il demerito di disperdere un patrimonio politico incredibile che aveva conquistato cinque anni fa e che gli avevano dato Monreale e i monrealesi. Nel corso del suo mandato ha cambiato decine e decine di assessori. L’ultima nomina, quella di Serena Potenza è il fallimento della politica di Monreale, del Pd e del centro-sinistra in generale. Capizzi avrebbe potuto esprimere decine e decine di altre donne competenti, ma soprattutto che avessero una conoscenza del territorio. Invece lui è da solo, con Giuseppe Cangemi. Ha scelto la Potenza perché gliel’hanno imposto”.
Cosa accadrà a maggio 2019? “La gente andrà a votare non per voglia di far salire questo o quel partito, ma farà un voto di umore, di pancia. Mai come adesso non c’è nulla di prevedibile”. Chiusura con un’altra stoccata ai suoi “colleghi” sindaci: “Amministrare con il dissesto? Non c’è nulla di difficile. Il problema dei sindaci di Monreale è che non hanno mai avuto contatti seri con le istituzioni. Ai miei tempi, andavo sempre a Roma e riuscivo ad ottenere delle risorse necessarie alla vita della città. Abbiamo amministrato Monreale con fondi provinciali, regionali e statali. Non serve aumentare le tasse ai cittadini, ma una politica oculata per affrontare anche il problema del dissesto”.
Ma statti a casa un ti basto?