C’è un filo sottile e invisibile che lega Antonello da Messina alla sua Sicilia. Il vero nome di questo artista di fine ‘400 fu Antonio di Giovanni de Antonio e fu il primo a riuscire nell’impresa di creare un equilibrio, nei suoi dipinti, tra luce, atmosfera e attenzione al dettaglio. I suoi ritratti sono celebri per vitalità e profondità psicologica.
Ora torna a Palermo. O meglio, le sue opere tornano a Palermo. Dopo 539 anni. A Palazzo Abatellis, infatti, sarà possibile vedere, da oggi e fino al 10 febbraio 2019, quasi la metà delle opere esistenti di Antonello Da Messina. La mostra, inserita nel cartellone degli eventi di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, è organizzata dalla Regione siciliana – Assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Dipartimento dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, e da MondoMostre – con la Città di Palermo, a cura di Giovanni Carlo Federico Villa.
Ieri il vernissage, con il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, alla presenza tra gli altri, dell’assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, del direttore generale Sergio Alessandro, del direttore del Museo Abatellis Evelina De Castro, del direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, dell’Ad di MondoMostre Simone Todorow. A fare da “padrone di casa”, il curatore della mostra Giovanni Carlo Federico Villa insieme al noto critico d’arte Vittorio Sgarbi. Riportare in Sicilia le opere di Antonello da Messina non è stata certo un’impresa facile. Tutte le sue opere, che non andate distrutte, si trovano sparpagliate in Ialia, ma anche oltreoceano. Ogni pezzo è giunto a noi fortunosamente, molti misteriosamente. Riportarne buona parte in Sicilia è stato molto complesso.
Fra questi ritrovamenti saranno in mostra una Crocifissione che Voll nel 1902 suggerisce di Antonello, parte della collezione del barone Samuel von Brukenthal a Hermannstadt. Sempre in mostra la scoperta fatta all’importantissimo convegno messinese del 1981 da Federico Zeri di un’opera giovanile, una tavoletta devozionale di 15 centimetri per 10, consumata dai baci del fedele che se la portava al seguito in un astuccio di cuoio. È ora l’Ecce Homo con San Gerolamo nel deserto al recto. Dagli Uffizi arriverà l’importantissimo trittico con la Madonna con Bambino, il San Giovanni Battista acquistati dall’allora Ministro dei Beni Culturali Antonio Paolucci nel 1996 e il San Benedetto di straordinaria qualità pittorica che la Regione Lombardia acquista tramite Finarte nel 1995, oggi in deposito nel museo fiorentino.
Dalla Pinacoteca Malaspina di Pavia è in arrivo il ritratto di giovane gentiluomo (a lungo considerato il suo vero volto) trafugato dal museo nella notte fra il 10 e l’11 maggio 1970 e recuperato sette anni dopo dal nucleo di Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri. E che dire dell’affascinante storia del Barone di Mandralisca che torna da Lipari con il ritratto su tavola di un ignoto il cui beffardo sorriso ha sconvolto la mente della figlia del farmacista nella cui bottega è giunto per vie misteriosissime?
La mostra di Palermo racconta (quasi) tutta la vita artistica di Antonello, in un allestimento sviluppato cronologicamente seguendo l’evoluzione e le novità dell’artista, aperto dall’Annunciata nell’allestimento per lei immaginato da un maestro del ‘900, Carlo Scarpa.
Accompagnano il visitatore ad una piena fruizione dell’esposizione una didattica concepita a svelare, opera per opera, l’arte di Antonello collocandola nel contesto culturale e sociale del Mediterraneo, evidenziando la centralità della Sicilia, e un’audioguida ove il curatore guida lo spettatore alla scoperta delle novità artistiche e tecniche della sublime arte del maestro messinese. Gli orari della mostra: dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19. Chiusa lunedì, il 25 dicembre e l’1 gennaio. Il biglietto d’ingresso intero costa 13 euro, ridotto 11 euro.