La sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo ha ospitato nel weekend il lavoro scritto e diretto da Elisa Parrinello. Protagonisti Maurizio Bologona, Carlo di Vita e Vanessa Carollo.
La vita è da sempre paragonata ad una sfida. Spesso e volentieri ad una battaglia. Ognuno di noi vive e combatte la propria. Ma ci sono battaglie e guerre veramente impari che vengono vissute quotidianamente, ora per ora, attimo per attimo, da quei genitori che hanno un figlio disabile. In silenzio e senza – in diversi casi – gli aiuti adeguati o che meriterebbe il caso.
“Gelsomino H”, nuovo lavoro scritto e diretto da Elisa Parrinello, parla proprio di questo. Lo spettacolo andato in scena questo fine settimana appena trascorso alla Sala Strehler del Teatro Biondo di Palermo ha saputo raccontare la grande forza e dignità di un padre che non si rassegna a vedere il proprio figlio disabile e completamente immobile, come una persona in sedia a rotelle che non gli risponderà mai.
L’interpretazione offerta da Maurizio Bologna che per l’occasione ha vestito i panni del padre di Gelsomino (interpretato da Carlo Di Vita) è da applausi. L’intensità con la quale il padre si rapporta al figlio coinvolgendolo in tutti gli aspetti della propria vita è commovente, tocca i cuori e scuote le anime. Durante e dopo lo spettacolo, infatti, il pubblico ha dovuto asciugare le lacrime per quello che è stato trasmesso.
E sono tanti i sentimenti che “Gelsomino H” offre. Non mancano anche alcuni attimi goliardici ma è l’ostinazione cieca del padre che, rimasto vedovo, si ulteriormente e completamente votato e donato a suo figlio (ottimamente interpretato da Carlo Di Vita). Le atmosfere sono surreali si passa dalla realtà al sogno in un collegamento che sa di onirico e surreale.
La madre di Gelsomino (Vanessa Carollo) che non c’è più, appare più volte in sogno, ed il padre in questi frangenti ha dei comprensibili momenti di scoramento, rabbia e frustrazione. Ma l’unico pensiero di questo padre è rivolto a suo figlio perché sa benissimo che nessuno sarebbe in grado di aiutarlo. Per questo prova anche la sfida impossibile, superare – inconsapevolmente – la morte per rimanere accanto a Gelsomino e sperare che proprio lui possa andare via prima, in modo tale da liberare suo figlio da una vita ingiusta che lo ha privato della normalità e delle più semplici cose che la quotidianità offre.
“Gelsomino H” pone un forte punto sul problema della disabilità, troppo spesso disatteso nella quotidianità per il carente senso civico delle persone che – anche con piccole distrazioni – mettono in fortissima difficoltà chi ha una disabilità. “I suoi cinque minuti sono la mia eternità” dovrebbe essere una frase da ricordare a molti.
Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro Ditirammu con musiche di Giacomo Scinardo, il brano “Kalsa” è di Giuseppe Milici, mentre i costumi sono di Donatella Nicosia, con scenografie a cura di IOMA. “Gelsomino H” ha commosso, fatto riflettere ed anche, a tratti, fatto ridere ponendo l’accento una tematica delicata come quella della disabilità affrontata in modo elegante.