La Polizia ha eseguito un decreto di confisca di beni, mobili ed immobili per un valore di 9 milioni di euro, nei confronti di Antonino Maranzano, pregiudicato palermitano di 78 anni. Il decreto è stato disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione in accoglimento della proposta avanzata dal Questore di Palermo Renato Cortese, che oltre alla misura della confisca dei beni, ha disposto nei confronti di Maranzano l’applicazione della misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni.
La proposta del Questore ha tratto spunto dalle indagini condotte dalla Squadra Mobile di Palermo che, nel giugno del 2010, hanno condotto all’arresto di 18 soggetti responsabili a vario titolo dei reati di partecipazione ad associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsioni e trasferimento fraudolento di valori, aggravato.
Il 17 gennaio 2013, con sentenza emessa dalla Corte di Appello di Palermo, divenuta irrevocabile il 21 febbraio 2014, Maranzano è stato condannato alla pena di otto anni e sei mesi di reclusione per i delitti previsti dall’articolo 416 bis del Codice Penale, in particolare: per aver fatto parte della famiglia mafiosa di Uditore, svolgendo in tale qualità il ruolo di referente per la “messa a posto” di imprese operanti nel territorio di Palermo e zone limitrofe per conto della organizzazione mafiosa; per essersi attivato in favore di Francesco Bonura (sottocapo della famiglia mafiosa dell’Uditore) e di altri appartenenti al sodalizio in relazione alla gestione di attività imprenditoriali poste in essere nell’interesse di Cosa Nostra e per avere fittiziamente attribuito a Francesco Gottuso, previo accordo con quest’ultimo, l’intera titolarità della 3G Costruzioni, di cui Maranzano era in realtà socio occulto, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Con la circostanza aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività dell’associazione mafiosa denominata Cosa Nostra.
L’indagine ha permesso di tratteggiare la figura di Maranzano come quella di un soggetto postosi permanentemente e consapevolmente a servizio degli interessi di Cosa Nostra, il quale, operando come imprenditore nel settore edile, li ha fatti costantemente propri, rendendosi disponibile nel fondamentale settore della “messa a posto” e della distribuzione delle commesse ad imprese prescelte da Cosa Nostra e consentendo ad esponenti del calibro di Francesco Bonura e Gaetano Sansone (quest’ultimo noto anche per aver dato ospitalità a Totò Riina durante la sua latitanza), di continuare ad operare in modo occulto le loro infiltrazioni nel settore dell’edilizia in una condizione dominante, avendo gli stessi la possibilità di sfruttare le prerogative mafiose nel territorio interessato.
Le successive indagini patrimoniali condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo hanno permesso di individuare un cospicuo patrimonio di origine illecita, riferibile a Maranzano, costituito da imprese edili, unità immobiliari, rapporti finanziari e polizze vita, raggiunto da un provvedimento di sequestro ed oggi dal decreto di confisca. A rendere l’attività d’indagine particolarmente complessa ed elaborata è stata la circostanza che il Maranzano, già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale nel 2001, poi revocata nel 2004, era ben consapevole degli strumenti ablatori utilizzabili dall’Autorità Giudiziaria nei confronti dei suoi beni e proprio per la tutela di questi aveva elaborato una strategia tesa alla loro completa sommersione.
Con il decreto odierno, eseguito dalla Polizia, è stata disposta la confisca dei seguenti beni: