La chiamata “alle armi” di Roberto Gambino. A Villa Savoia, in un pomeriggio piovoso di una domenica di ottobre, comunque ci sono tante persone. Tra coloro che materialmente sono interessati a far parte dell’associazione “Il Mosaico” a semplici curiosi o infiltrati (che comunque non si nascondono mai, ma si mostrano tranquillamente) di altre correnti politiche, curiosi di assistere alla seconda uscita ufficiale di Gambino e company.
Gambino, nel suo discorso di apertura dell’incontro, ribadisce più volte un concetto: il movimento non ha finalità politiche, né ha la pretesa di volersi candidare. Anche se, poi, smentisce quello che aveva appena detto, dicendo che comunque la politica è necessaria per portare avanti i dieci punti del progetto dell’associazione stessa. La sensazione, in realtà, è che Gambino abbia voluto tastare il polso della situazione. Ma la sua è una mossa che conferma un po’ il caos politico che regna sovrano a Monreale.
Perché, precisa Gambino, “non abbiamo nessuna connotazione politica, non siamo né di centro-sinistra, né di centro-destra, né del Movimento 5 Stelle – dice – Siamo solo contrari alla Lega, per il resto possiamo discutere con tutti”. Insomma sembra più un volersi schierare con chi potrebbe garantire al Movimento una solida maggioranza se non il governo della città. “Noi potremmo fare fin da subito una lista per le prossime amministrative e candidarci – dice Gambino – ma non è questa l’intenzione”.
In sala sono pochi a crederci. Perché, per carità, le intenzioni del movimento sono buonissime, senza ombra di dubbio. Ma alle spalle ci sono i soliti concetti triti e ritriti. E basta leggere i dieci punti per rendersene conto: valorizzazione delle risorse extracomunali; valorizzazione delle comunità locali; ecogestione dei rifiuti; facilitazione dell’accesso ai servizi socio/sanitari; organizzazione affari giuridici e legali; associazionismo e dialogo interregionale; valorizzazione delle risorse umane e agenda digitale; scuola e università nella rete territoriale; strumenti di pianificazione per la valorizzazione e sviluppo urbanistico; diritti di cittadinanza. Tutti punti ripresi anche 4 anni e passa fa dai vecchi candidati.
Anche Gambino nel suo discorso introduttivo ripete concetti ormai stranoti ai più: la situazione è complessa, non solo a livello comunale, ma anche a livello regionale e nazionale; Monreale è in dissesto; sarà difficile per tutti nei prossimi 4/5 anni governare questa città. Che è un po’ come mettersi il classico ferro dietro la porta, una sorta di malcostume che qui da noi abbiamo sempre sentito. Della serie, “non è colpa mia, sono stati quelli che c’erano prima di noi”.
La sensazione che trasmette Gambino, almeno per il momento, è che sarà difficile per il prossimo sindaco fare meglio di Piero Capizzi, ma anche fare peggio vista la situazione drammatica del nostro comune. Il Mosaico, così, resta in una sorta di limbo. Nasce come associazione, raccoglie simpatizzanti come un partito, e attende il proprio destino. In attesa insomma che anche gli altri big della politica monrealese capiscano cosa voler fare.
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