Vitigni ammessi da 12 a 4. E si gioca tutto sulla forza del nome Monreale. In estrema sintesi è la svolta della denominazione di origine controllata di uno dei comuni siciliani più famosi al mondo, Monreale per l’appunto, in provincia di Palermo, da poco entrata a far parte del Patrimonio Unesco.
Poche ore fa l’assemblea dei soci, 8 su 10 quelli presenti, ha approvato il via libera ad alcune importanti modifiche del disciplinare. Si riducono ad un terzo i vitigni ammessi: da 12 passano a 4. Niente più Chardonnay e Cabernet, ma neanche Nero d’Avola e altri ancora. Con queste modifiche, qualora venissero approvate, si potrà produrre Doc Monreale solo con Catarratto, Insolia, Perricone e Syrah. Inoltre, almeno per ora, non ci sarà nessuna richiesta per aggiungere al nome Monreale quello di “Sicilia” come già fanno alcune denominazioni dell’Isola, Etna esclusa. Ed è probabile che proprio l’Etna abbia un po’ ispirato qualcuno dei soci del consorzio riconoscendo che l’identità marcata giocata sulla verticalità del territorio, sta dando grandi risultati grazie anche ad una qualità media dei vini molto alta. Altra modifica discussa, la possibilità di inserire in fronte etichetta il nome dei 4 vitigni ammessi. Per Mario Di Lorenzo, presidente del Consorzio da quasi sei anni, è un risultato importantissimo, un obiettivo perseguito da anni per dare maggiore autorevolezza al territorio valorizzando quelle varietà di uve di antica tradizione o che si sono particolarmente adattate bene come nel caso del Syrah. Domani, a Camporeale Day si parlerà di questa piccola-grande svolta per una Doc con un nome dal futuro promettente.