In questi giorni su tutto il territorio comunale si stanno effettuando degli interventi di disinfestazione e derattizzazione. Sono molti quelli che si chiedono se effettivamente il metodo utilizzato sia adeguato o no e, se soprattutto sia rispettoso dell’ambiente e degli altri animali che possono trovarsi sullo stesso territorio. Ecco dunque un articolo che porta la firma della biologa Manuela Cassotta e pubblicato per la prima volta sul blog “Diario di una biologa”.
Rodenticidi, esche avvelenate, un pericolosissimo business, che fa leva sulla paura della gente nei confronti dei ratti e dei topi, ed è causa ogni anno di seri danni, più di quanto potenzialmente ne causino i roditori. Bocconi, paste, sfarinati, e chi più ne ha più ne metta. Esche appetibili e micidiali, di solito a base di anticoagulanti. Alcuni esempi di esche topicide
Gli anticoagulanti utilizzati per la produzione di esche rodenticide chimicamente appartengono tutti a 2 categorie: cumarine e indandioni. Il loro meccanismo di azione è comunque simile: agiscono a livello del fegato come antagonisti della vitamina K interferendo con la sintesi dei fattori della coagulazione del sangue Vitamina K- dipendenti. La loro azione inizia almeno dopo 3 giorni dall’ingestione, provocando emorragie interne diffuse che debilitano l’animale. La morte sopraggiunge mediamente dopo 12-15 giorni di agonia. Ma questa è solo
la punta di un iceberg, ecco infatti i principali svantaggi dei topicidi/rodenticidi:
1. Il controllo demografico attuato tramite rodenticida/topicida non è risolutivo e deve essere ripetuto periodicamente.
2. I costi sono sempre abbastanza elevati. La necessità di ripetere le derattizzazioni peggiora ulteriormente e notevolmente il rapporto costi/benefici delle derattizzazioni tradizionali.
3. Nonostante normalmente nelle derattizzazioni vengano applicati cartelli di segnalazione il pericolo per bambini piccoli non seguiti continuamente dai genitori è reale.
4. L’impatto ambientale dei rodenticidi/topicidi è notevole: passano nelle falde e causano danni agli organismi acquatici, contaminano i sedimenti ed alcuni si comportano da distruttori endocrini (interferiscono con il funzionamento del sistema Ormonale di molti organismi viventi, uomo compreso).
5. I veleni rilasciati sul suolo pubblico possono provocare la morte di molti altri animali domestici e selvatici. In vari comuni in Italia si sono verificate vere e proprie morie di cani e gatti a causa delle esche topicide posizionate dagli addetti comunali.
6. Esistono anche casi di stragi di piccoli uccelli quasi sicuramente dovuti all’assunzione di veleno per topi lasciato in un luogo accessibile.
7. Visto che topi e ratti si trovano in fondo alla catena alimentare, i predatori che si cibano di questi ultimi potrebbero a loro volta venire avvelenati. In pericolo dunque potrebbero essere anche delle specie protette (rapaci, ecc).
8. I roditori sviluppano nel tempo una resistenza nei confronti delle sostanze tossiche, e pertanto diventa necessario studiare ed immettere nell’ambiente veleni sempre diversi e sempre più potenti, dagli effetti imprevedibili.
9. Ogni volta che si immette in commercio una nuova sostanza chimica la legge richiede test di tossicità su diverse specie animali: ciò significa che decine di cani, gatti, uccelli, pesci, ecc. verranno avvelenati appositamente,
solo per scrivere sull’etichetta del prodotto la DL50 ovvero la dose letale per il 50% degli animali su cui si è fatto
l’esperimento.
10. Il rilascio di cadaveri degli animali avvelenati rappresenta un’ulteriore fonte di inquinamento nell’ambiente urbano ed un notevole problema di carattere igienico, molto più di quanto lo rappresentino i topi vivi.
11. Esistono soluzioni alternative, più efficaci nel tempo, rispettose della vita e dell’ambiente. Per le soluzioni ecologiche al problema, vedi post dedicato. La derattizzazione con l’uso di veleni è un metodo superato, la cui unica ragione di esistere è il business delle aziende che vendono questi prodotti.
View Comments