Una vasta operazione internazionale denominata “Demetra” dei carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale è in corso in Italia, Regno Unito, Germania e Spagna, con il coordinamento di Europol ed Eurojust. I militari stanno eseguendo un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal Gip del Tribunale di Caltanissetta, nei confronti di 23 persone. Al centro delle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica nissena, le attività di una holding criminale transnazionale che, da anni, gestiva un ingente traffico di beni archeologici provento di scavi clandestini in Sicilia e destinati all’esportazione all’estero. Le indagini, avviate nel 2014, hanno permesso di recuperare oltre 3.000 reperti archeologici per un valore superiore ai 20 milioni di euro.
L’operazione “Demetra” ha riguardato due filoni principali: il primo, da cui sono partite le indagini, vede come figura cardine il riesino Francesco Lucerna (76 anni), personaggio cui faceva riferimento un articolato sodalizio criminale che – da decenni – operava un sistematico saccheggio di aree archeologiche nissene ed agrigentine, destinando i reperti a facoltosi collezionisti nel Nord Italia, consapevoli della provenienza illecita dei beni. Il gruppo disponeva anche di falsari, con laboratori individuati nella provincia catanese.
Il secondo, di respiro internazionale, è stato sviluppato approfondendo elementi emersi nella prima fase dell’indagine. In tale contesto, è stato accertato che soggetti riesini e gelesi, risultavano in collegamento con una holding criminale transnazionale guidata dal mercante d’arte londinese William Thomas Veres. Grazie ad una complessa rete logistico-operativa estesa tra l’Italia, la Spagna e la Germania, l’organizzazione era in grado di trafficare considerevoli quantitativi di beni archeologici siciliani. I reperti, provento di scavi clandestini, venivano presi in consegna dai referenti locali dell’organizzazione e, quindi, affidati a “corrieri” che li esportavano clandestinamente in Germania. Giunti a destinazione, venivano “ripuliti” attraverso fittizie attestazioni di provenienza ed immessi nel mercato legittimo dell’arte, attraverso case d’asta operanti a Monaco di Baviera. Per aumentare ulteriormente i profitti, anche questa organizzazione disponeva di falsari, la cui base logistica a Riesi (CL).
Le persone finite in manette con un mandato di arresto europeo sono:
William Thomas Veres, 64 anni, residente a Londra;
Andrea Palma, 36 anni, originario di Campobasso, residente a Barcellona;
Rocco Mondello, 61 anni, originario di Gela, residente a Ehingen.
Gli investigatori operanti all’estero, sulla base di Ordini Europei di Indagine (O.E.I.) emessi dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, presso le abitazioni degli arrestati, hanno sequestrato numerosi reperti archeologici, copiosa documentazione utile alle indagini e, a Ehningen (Germania), 30.000 euro in contanti. Sono altresì in corso accertamenti presso 2 importanti case d’aste a Monaco di Baviera.
I soggetti destinatari di custodia cautelare in carcere sono in Italia sono:
Francesco Lucerna, detto “Zu Gino”, 76 anni di Riesi (CL);
Matteo Bello, 61 anni, di Ravanusa (AG);
Francesco Giordano, 71 anni, di Campobello di Licata (AG);
Luigi Giuseppe Grisafi, 64 anni, di Ravanusa (AG);
Calogero Ninotta, 39 anni, di Ravanusa (AG);
Gaetano Romano, 58 anni, di Ravanusa (AG);
Gaetano Patermo, 63 anni, di Riesi (CL);
Palmino Pietro Signorello, 66 anni, di Belpasso (CT).
Agli arresti domiciliari sono finiti invece:
Valter Bertaggia, 70 anni, di Collegno (TO);
Giovanni Lucerna, 49 anni, di Torino;
Maria Debora Lucerna, 55 anni, di Torino;
Salvatore Pappalardo, 75 anni, di Misterbianco (CT);
Calogero Stagno, 51 anni, di Favara (AG);
Luigi Signorello, 34 anni, di Belpasso (CT);
Luigi Lacroce, 62 anni, di Strongoli (KR).
Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria:
G. S., 38 anni, di Paternò (CT);
L. S., 63 anni, di Adrano (CT);
P. A.A., 57 anni, di Paternò (CT);
R. W. A, di 70 anni, di Albiano D’Ivrea (TO);
B. F., 82 anni, di Centuripe (EN);
“L’operazione portata a termine – spiegano dal Comando – costituisce un importante segnale di risposta dello Stato al fenomeno criminale del traffico internazionale illecito di beni archeologici. La Sicilia, particolarmente ricca di vestigia del passato, è oggetto di un incessante ed intenso saccheggio di reperti destinati al mercato clandestino dei beni d’arte. Fondamentale, in tal senso – aggiungono i militari – è stata l’attività di cooperazione internazionale giudiziaria e di polizia che ha permesso di ricostruire l’intera filiera del traffico anche oltre i confini nazionali”.