Ragazzini e bambini seduti sulle panchine dei parchi o alle fermate dei bus mentre giocano ai videogame o navigano con uno smartphone. Sono le opere che stanno facendo scalpore in molte parti d’Italia. A realizzarle il giovane artista monrealese Giovanni Sardisco.
Classe 1980, le sue vocazioni per le arti figurative lo spingono a frequentare, prima l’Istituto d’arte Mario D’Aleo di Monreale, poi la sezione di scultura presso l ‘Accademia di Belle Arti di Palermo. All’età di 22 anni si trasferisce a Carrara, sia per completare il ciclo di studi accademici, che per lavorare nei laboratori artistici locali. Terminati gli studi, si sposta in Versilia, dove ha la possibilità di collaborare con alcuni noti laboratori di scultura, fonderie artistiche, nonché artisti locali e stranieri.
Dal 2013 inizia la sua opera di contaminazione delle aree urbane cittadine, percorrendo l’Italia e collocando sculture in vetroresina o cemento che rappresentano appunto bambini, ragazzi o ragazze, intenti a giocare ad un videogioco o a navigare con lo smartphone. Alcune opere sono figure in vetroresina, dipinte con colori alla glicerina, realizzate a grandezza naturale. Il suo metodo di lavoro è quello tradizionale, con bozzetti, calchi, colate, rifiniture, pittura.
Tra le mostre più rilevanti ci sono, la personale dal titolo “In strada”, alla fondazione della Banca del Monte di Lucca 2016 e la mostra “Geniale, gli invasori dell’arte” a Montecatini Terme ancora in corso, fino al 4 Novembre 2018. Attualmente lavora e vive a Pietrasanta, dove le sue opere installate nel Parco della Scultura, vivono a fianco di artisti del calibro di Fernando Botero, Franco Adami, Stanley Bleifeld, Pietro Cascella, Anna Chromy, Giromano Ciulla, Romano Cosci, Novello Finotti, Harry Marinsky, Igor Mitoraj, Kan Yasuda.
Le sue sculture sono collocate a Milano, Pietrasanta, Livorno, Torino, Bologna, Lucca e Genova, in un contesto non protetto come strade e parchi, e spesso hanno suscitato disorientamento, ma in molti casi affetto e stima. Ma il giovane artista monrealese conosciuto nell’ambiente come “Giovanni da Monreale” ha ancora un sogno da realizzare e a cui sta già pensando, un’installazione a Palermo e una nella sua Monreale.
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Direi che può essere definito neopop, ma di iperrealismo non ha nulla.