Non raggirarono gli elettori. Questa la motivazione del Tribunale del Riesame che aveva cancellato i domiciliari a Mario e Salvino Caputo. Per il Tribunale, insomma, Salvino, il più noto dei due fratelli avvocati monrealesi, non avrebbe raggirato gli elettori facendogli credere di essere lui il candidato alla scorsa tornata elettorale. Insomma, nonostante alcune ambiguità fu sempre chiaro che ad essere in lizza per il parlamento regionale era Mario e non Salvino. Il più grande dei due fratelli, aspirava ad un posto all’Ars, ma era stato fermato dalla legge Severino per una condanna ad abuso di ufficio. Per non perdere il suo pacchetto di voti, aveva deciso con il gruppo “Fratelli d’Italia e Noi con Salvini” di candidare il fratello. E per sfruttare il proprio nome aveva canidato il fratello Mario “detto Salvino”. Secondo i Carabinieri e il Pm, Salvino Caputo aveva giocato su una pratica molto diffusa in politica, soprattutto in tempo di elezioni, che è quella dell’equivoco. Ma a fronte dell’equivoco, comunque la candidatura di Mario era stata portata a conoscenza dei cittadini, scrive il tribunale del riesame, con una campagna elettorale in cui si sono tenuti molti incontri e comizi con i cittadini. Una cosa avvalorata anche dai numerosi articoli di giornale in cui si parlava della candidatura esplicita di Mario, a volte con tanto di fotografie. E lo stesso Mario aveva preso parte in prima persona a tre comizi, a Monreale, Camporeale e Termini. Inoltre Salvino aveva spiegato a molti suoi elettori la ragione della sua non candidabilità. L’ambivalenza del “detto Salvino” e il “non dire al fine di lasciar creder”, per il giudice non costituiscono elementi tali da fondare un positivo giudizio di gravità indiziaria.
Sicilia by Italpress
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