Si è tenuta questa mattina la cerimonia in ricordo del dirigente del Partito comunista ucciso 36 anni fa dalla mafia Pio La Torre e del suo fidato amico di scorta Rosario Di Salvo. Alla manifestazione erano presenti il prefetto Antonella De Miro; il sindaco Leoluca Orlando; Carmelo Miceli e Fausto Raciti, rispettivamente segretario provinciale e regionale del Pd; Giuseppe Lupo, capogruppo Pd all’Ars; il sottosegretario alla Salute Davide Faraone. Una cerimonia che non ha visto particolare presenza di cittadini, né il coinvolgimento delle scuole, come negli anni passati.
“Fare memoria di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo – ha commentato il sindaco Leoluca Orlando – significa proseguire l’impegno di lotta e di contrasto ai patrimoni mafiosi che deve passare attraverso la sempre più trasparente ed efficiente gestione dei beni confiscati. L’esempio di Pio e di Rosario ieri come oggi continua a stimolarci ed è per questo che nel loro nome prosegue un lavoro comune di impegno che unisce le Istituzioni e tanta parte della società civile che proprio a quella esperienza si ispirano”.
La Torre fu ucciso da Cosa nostra per la sua attività politica, suo il disegno di legge che per la prima volta prevedeva il reato di “associazione mafiosa” e la confisca dei patrimoni mafiosi (legge approvata pochi giorni dopo il suo omicidio ndr.). Come esecutori dell’omicidio furono condannati all’ergastolo, Giuseppe Lucchese, Nino Madonia, Salvatore Cucuzza e Giuseppe Greco, nel 1995 vennero poi condannati all’ergastolo i mandanti dell’omicidio: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci.
Pochi giorni dopo l’omicidio fu inviato a Palermo come superprefetto il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, anch’esso trucidato da cosa nostra il 3 settembre 1982 assieme alla moglie Manuela Setti Carraro ed all’agente di scorta Domenico Russo.
Nei loro interventi, i quattro esponenti politici, si sono soffermati sul principio che la memoria non serve solamente per ricordare uomini come eroi, bensì per riaffermare quei valori e principi di legalità, da essi perseguiti nel loro impegno politico fino l massimo sacrificio per mano mafiosa.
Polemiche per l’assenza del presidente della Regione Nello Musumeci e del suo esecutivo durante la commemorazione sul luogo dell’agguato, “segno”, per Antonio Rubino dei Partigiani Dem, di “una insensibilità istituzionale e dell’assenza di una consapevolezza che dovrebbe indurre a comprendere che certe battaglie non hanno colore, ma sono di tutti”. L’Ars ha poi accolto la richiesta dell’onorevole Giuseppe Lupo di rispettare un minuto di silenzio durante i lavori dell’Aula.