Palermo

Regione, si discute la finanziaria, sit-in dei disabili all’Ars: “Applicate le leggi”

Centinaia di disabili accompagnati dai familiari, mentre all’Assemblea Regionale si discuteva della finanziaria, hanno presidiato piazza del Parlamento al fine di avere riconosciuti i loro diritti. Con lo slogan che è pure il logo del loro Comitato “Siamo andicappati non cretini”, hanno ribadito a viva voce le loro esigenze. Si teme infatti che la nuova legge porti con sè una riduzione dell’importo dell’assegno di cura.

“Chiediamo – dice Giovanni Cupidi, disabile gravissimo e portavoce del comitato “Siamo Handicappati No Cretini” – che vengano applicate le leggi che già esistono. Non vi fate fregare da chi propone nuove leggi o nuovi decreti. E’ già tutto scritto, il piano c’è. Basta applicarlo. Noi da anni parliamo con le istituzioni, ma a ogni incontro sono seguite solo parole. Le cose sono cambiate lo scorso anno dopo le nostre proteste”.

Fra le richieste dei disabili, inserite nel “Manifesto sulla disabilità in Sicilia 2018”, non solo lo stanziamento nel bilancio regionale delle risorse sufficienti alle loro esigenze, un’attenta verifica sul reale numero delle persone con disabilità in Sicilia, una effettiva rete di servizi integrati sociosanitari, la continuità degli assegni di cura a tutte le forme di assistenza, diretta e indiretta.

Era stato Pif all’allora presidente della Regione Rosario Crocetta, a chiedere di dimettersi, se non era in grado di garantire l’applicazione della legge e garantire assistenza ai disabili. Il governo regionale allora approvò un decreto che avrebbe garantito ai soggetti disabili un minimo di contributo economico, contributo che venne elargito, non a tutti e comunque fino allo scorso mese di dicembre, sospendendolo di fatto dal gennaio 2018.

La Regione non conosce il numero esatto dei soggetti diversamente abili. “Non è più possibile continuare a discriminare la disabilità con stupidi aggettivi come gravi e gravissimi – spiegano dalle associazioni -. Non è possibile che non ci sia un raccordo tra Assessorato alla Famiglia, Assessorato alla Salute, Asp, Distretti sanitari e Comuni. Non è possibile – concludono – che l’Autorità Garante non abbia né i mezzi né un’organizzazione adeguata per assolvere ai suoi compiti”.

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