Sette anni e mezzo dopo il sequestro, chiesto e ottenuto dalla Procura di Palermo, vengono restituiti tutti i beni all’imprenditore di San Giuseppe Jato Francesco Lena, assolto definitivamente dall’accusa di essere un prestanome dei mafiosi. Nel patrimonio di Lena torna l’azienda vitivinicola “Abbazia Santa Anastasia” di Castelbuono. La sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha dato ragione all’imprenditore e ai suoi legali, gli avvocati Andrea Dell’Aira e Rosario Vento. Il nome di Lena era stato associato a boss del calibro di Bernardo Provenzano (secondo l’accusa, il defunto padrino corleonese era il vero proprietario dell’Abbazia), Salvatore Lo Piccolo, Nino Madonia e Antonino Rotolo. Si partiva da alcune intercettazioni in cui i boss parlavano di favori resi da Lena.
Secondo il collegio, però, “non è possibile comprendere in cosa sia consistito il favore”, né i pentiti hanno saputo aggiungere ulteriori elementi. “I dati rassegnati dai periti, pur evidenziando anomalie contabili e il fatto che Lena abbia disposto di denaro contante la cui tracciabilità non può affermarsi – scrivono i giudici – non consentono di confermare la prospettata appartenenza a un’associazione di tipo mafioso”. Le aziende restituite all’imprenditore sono: Abbazia Sant’Anastasia, Lena Costruzioni, Cosistra, Saices, Lena Edilizia 2000, Lena 2009, Feudo Zurrica, Ata, Led Italia. (ANSA)
View Comments