Cronaca

Elezioni politiche, monsignor Pennisi sui cattolici: “Rischio di frammentazione culturale”

“Il rischio è che i cattolici si disperdano in una frammentazione che travolge, assieme all’unità partitica, anche quella culturale ed ecclesiale, col risultato di farli sparire come soggetto sociale”. Lo scrive monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, in una sua riflessione sull’impegno dei cattolici in politica.

“C’è una unità di fondo dei credenti sul piano della fede, dell’appartenenza ecclesiale e della concezione cristiana della vita – spiega il presule -, che è prima di ogni pluralismo e che sola consente una pluralità di posizioni all’interno del cattolicesimo”.

In questo contesto, monsignor Pennisi parla di “pluralismo ordinato”, che “dovrebbe realizzarsi all’interno di “un progetto culturale e pastorale unitario”, che possa trovare “momenti di convergenza e di confronto attraverso varie iniziative”. Un esempio indicato è quello delle “Settimane Sociali dei cattolici italiani, Retinopera e altre iniziative promosse da associazioni e movimenti di ispirazione cristiana per favorire il dialogo e la collaborazione fra le varie anime del cattolicesimo italiano a servizio del bene comune”.

A prescindere dalla loro scelta partitica, è “importante che i cattolici siano i soggetti della nuova evangelizzazione che comporta anche un impegno rinnovato per essere come autentici testimoni della carità evangelica sale, luce e lievito nella nostra società, in spirito di servizio e di dialogo con gli uomini e le donne del nostro tempo”.

“In questi tempi – continua Pennisi – il confronto pare schiacciato su aspetti personalistici e poco sui contenuti. L’avversario politico non è il nemico da abbattere a tutti i costi e con qualsiasi mezzo. Una campagna elettorale condotta solo come guerra fra bande, o come demonizzazione dell’avversario senza affrontare un confronto sui contenuti del progetto politico, non porta da nessuna parte”.

“Le elezioni non sono un concorso di bellezza. I cittadini debbono scegliere sui programmi concreti non in base alla faccia più o meno simpatica dei candidati nei mega manifesti elettorali o agli slogan pubblicitari – aggiunge il presule -. Su questi temi i candidati dovrebbero confrontarsi realmente. E sulla base delle loro risposte i cittadini elettori dovrebbero maturare le proprie scelte”. Nelle parole del vescovo anche le attese dai cristiani candidati: “Ci si aspetta che siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità. È legittimo avere diverse visioni del bene comune, ma non è mai lecito subordinarlo all’interesse proprio o di partito. C’è bisogno di politici autenticamente cristiani, ma prima ancora di fedeli laici che siano testimoni di Cristo e del Vangelo nella comunità civile e politica – conclude il vescovo -. Questa esigenza dev’essere ben presente negli itinerari educativi delle comunità ecclesiali e richiede nuove forme di accompagnamento e di sostegno da parte dei pastori. L’appartenenza dei cristiani alle associazioni dei fedeli, ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità può essere una buona scuola”.

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