Un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 6 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata ai danni di operatori economici della zona, è stato eseguito questa mattina dai carabinieri. Il provvedimento si basa sulle risultanze investigative acquisite dai Carabinieri della Compagnia di Bagheria nell’ambito dell’indagine “Legame” che ha permesso di accertare l’appartenenza di alcuni degli arrestati a Cosa Nostra e di ricostruire episodi estorsivi commessi a commercianti e imprenditori di Bagheria. Nell’operazione sono stati impegnati circa 60 carabinieri, con l’ausilio di unità cinofili per la ricerca di armi ed esplosivi nonché di un elicottero del 9° Nucleo elicotteri di Palermo.
Le indagini, grazie ai servizi di osservazione, pedinamento e controllo e con il supporto dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che in passato avevano occupato ruoli apicali nel mandamento di Bagheria, hanno permesso di cristallizzare l’appartenenza di alcuni degli arrestati alla famiglia mafiosa di Bagheria, sempre capace di riorganizzarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediata sostituzione degli accoliti arrestati.
Tra questi figura Paolo Liga, nipote di Giuseppe Scaduto, ritenuto, quest’ultimo, capo del mandamento mafioso di Bagheria, arrestato lo scorso mese di ottobre nell’ambio dell’operazione “Nuova Alba” condotta sempre dai carabinieri di Bagheria; Liga era costantemente in contatto diretto con i vertici del mandamento, ne custodiva e gestiva l’arsenale unitamente ad altri indagati tra cui Salvatore Farina, composto da pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa, nonché aveva la funzione di agevolare i contatti con Cosa Nostra palermitana e trapanese, compreso il boss latitante Matteo Messina Denaro. Lo stesso Liga si adoperava nella gestione diretta delle attività estorsive della zona, coordinando costantemente le attività illecite degli altri affiliati arrestati nell’operazione, i fratelli Claudio e Riccardo De Lisi, a lui gerarchicamente sottoposti.
In particolare, le indagini hanno consentito di individuare i responsabili di una estorsione commessa a partire dall’aprile 2014 e andata avanti fino a tutto il 2016, ai danni del titolare di una società operante nel settore della fornitura di servizi di sicurezza per locali notturni della zona. Tra questi figurano Giuseppe Sanzone e Rosaria Maria Liga, sorella di Paolo e nipote del Capo. La donna partecipava attivamente alla raccolta illecita del denaro destinato, in quel momento, anche al sovvenzionamento della latitanza del fratello Paolo, sottrattosi, nel novembre 2015, alla cattura, nell’ambito dell’operazione “Reset 2”. Le indagini hanno permesso, inoltre, di definire i profili di responsabilità dello stesso Liga e dei fratelli De Lisi, nella commissione di un’estorsione ai danni di un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere indebitamente la propria auto, a parziale soddisfazione della pretesa di 50.000 euro avanzata dai mafiosi.
“A seguito dei recenti blitz – ha detto il comandante provinciale Antonio Di Stasio – anche oggi è stata conseguita un’altra importante tappa nel lungo percorso di contrasto a cosa nostra e di affermazione della legalità. L’attività condotta dall’Arma riguarda il mandamento di Bagheria, dopo l’arresto del 30 ottobre 2017 del suo capo, Giuseppe Scaduto (quest’ultimo, così come Caporrimo, capo mandamento di San Lorenzo, aveva tentato di riorganizzare la commissione provinciale di cosa nostra). Oggi viene colpito quello che possiamo definire il processo di sostituzione di capi o affiliati storici con nuove generazioni di criminali, figli di capi appartenenti a famiglie influenti di cosa nostra. Infatti, dopo il recente arresto, a Palermo, di Giuseppe Biondino, noto figlio dell’autista e fiduciario del “capo dei capi”, è stato oggi assicurato alla giustizia anche Paolo Liga, nipote del citato capo mandamento di Bagheria”.