Pd di Monreale (non) è solo questione di equilibrio

Raimondo Burgio

Cronaca

Pd di Monreale (non) è solo questione di equilibrio

14 Gennaio 2018 - 12:20

Equilibrio è la parola chiave di questi giorni: equilibrio di bilancio, equilibrio in Consiglio, equilibrio tra le forze politiche, equilibrio nelle scelte e nelle dichiarazioni. Ma che vuol dire equilibrio? Il dizionario Treccani scrive: “[dal lat. aequilibrium, comp. di aequus «uguale» e libra «bilancia»]. Indica lo stato di quiete di un corpo. Analogamente l’equilibrio è dinamico… Più in generale, è una condizione per la quale un corpo sta fermo per un compensarsi delle azioni che su di esso si esercitano, o, anche muovendosi, conserva un suo determinato assetto”.

A più di tre anni dall’inizio di questa amministrazione, i problemi nodali non sono ancora risolti, perché la prolungata mancanza di “equilibrio” provoca ciò che tutti (in particolare i partiti) temono di più: una profonda crisi della fiducia. Di fronte a questo panorama di eventi l’atteggiamento è duplice e da qui, a mio parere, si denota la differenza nell’approccio alla risoluzione delle cose. Se da una parte c’è chi si limita a spegnere l’incendio, dall’altra esiste chi pensa alla nuova casa da costruire una volta che il pericolo sia scongiurato. Il progressismo del Pd è stato bloccato, con la precedente dirigenza, tarpato da un atteggiamento diffuso e poco oculato di mera risposta alla problematica contingente e questo atteggiamento ha pervaso, segnato e caratterizzato la strategia politica del Primo Cittadino Piero Capizzi e la cerchia dei suoi prossimi collaboratori, oggi peraltro dispersi e frammentati in un individualismo politico lanciato solo verso la nuova tappa elettorale.

Critico aspramente chi si è vestito del Pd monrealese in passato, ammantandolo di un ecumenismo simil cattolico che però ha perso la sua stessa memoria prossima. Il rimando è ai padri della Costituzione come per esempio a Giorgio La Pira. Nel suo pensiero “il sindaco, quale responsabile della comunità locale, ha il dovere di provvedere a ristabilire quell’equilibrio che le “cose nuove” hanno fatto modificare cogliendo lo Stato impreparato, un dovere che non ha soltanto una motivazione etica, ma anche sociale”. La concezione dell’attività politica – era intesa nella visione di La Pira – come momento principale dell’attività dell’uomo e dunque ricoprire una carica pubblica significava assolvere dei doveri e dare risposte soprattutto a quella che lui stesso aveva chiamato “l’attesa della povera gente”.
Non è certamente “un giusto equilibrio” quello che abbiamo al momento. Siamo con un sindaco sbilanciato incapace di riconoscere le forze a lui vicine, abbiamo finalmente un Segretario del PD con una visione diversa e nettamente più di sinistra che deve equilibrare le spinte interne di consiglieri come Ignazio Davì smarrito e nella impossibilità di comprendere cosa stia cambiando poiché lo pseudo buonismo non porta sempre i giusti frutti. Se perdiamo di vista l’uomo e il cittadino si perde la via maestra, in questo senso si interpretano le parole di Tonino Russo quando allora parla di mediocrità delle compagini amministrative.

La domanda è: quale Equilibrio (passatemi il termine aulico) “filosofico e morale” ha guidato tutta questa amministrazione? Se per un La Pira era necessario “dare valore primario all’uomo e alla sua dignità”, come hanno interpretato invece il loro ruolo questi amministratori? Di fronte alla teoria di questa crisi governativa se definiamo questa in senso “tecnico” troveremo solo risposte tecniche (cfr. Heidegger). I disequilibri attuali andavano letti in modo diverso, più spirituale e culturale, perché i sistemi non hanno funzionato e continuano a non funzionare applicando reiteratamente gli stessi modelli comportamentali e interpretativi.

Il “Cambio di Logica” era solo uno slogan ed è rimasto tale. Questa crisi di governo, il dissesto e i problemi politici della comunità non sono un fatto estemporaneo, ma effetto della fragilità del modello di sviluppo che si è dispiegato nell’ultimo ventennio. E gli attuali amministratori (senza una strutturata capacità di lettura) hanno reiterato, senza realizzare una diagnosi preventiva, un modello di sviluppo obsoleto e inefficace, limitandosi a correre per spegnere incendi estemporanei.

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