La Giornata mondiale dei poveri, è stata istituita da Papa Francesco a partire da quest’anno (il 19 novembre), alla fine del Giubileo della misericordia (8 dicembre 2015-20 novembre 2016) come “richiamo alla coscienza credente” perchè “condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. Il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione è l’organizzatore dell’evento. Secondo la Sala Stampa vaticana, in piazza San Pietro ci saranno tra 6 e 7 mila tra bisognosi, persone meno abbienti e poveri accompagnati dal personale delle associazioni di volontariato provenienti non soltanto dalle Diocesi italiane, ma anche da altre nazioni.
In occasione della Giornata dei Poveri anche l’arcivescovo di Monreale monsignor Michele Pennisi ha voluto inviare un messaggio ai fedeli, che riportiamo integralmente di seguito:
La prima Giornata Mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco per prolungare l’annuncio della misericordia risuonato durante l’ultimo Giubileo straordinario, ci vuole far ricordare “la predilezione di Gesù per i poveri”. Questa giornata ha come tema “Non amiamo a parole ma con i fatti” (1 Gv 3,18). Si tratta di superare l’opposizione tra le parole vuote che spesso sono sulla nostra bocca e i gesti concreti di amore a Cristo, presente nei poveri, sui quali saremo giudicati.
L’iniziativa di Papa Francesco che a prima vista potrebbe sembrare nuova si radica nella tradizione biblica ed ecclesiale. Non si tratta di una giornata di lotta contro la povertà, come ce ne sono tante altre indette dall’Onu o da altri organismi internazionali, ma “dei poveri”, che sono al centro del messaggio del Vangelo, sono una presenza quasi sacramentale di Gesù. E’ la giornata dell’invito a incontrare i poveri in carne ed ossa condividendo con loro anzitutto un sorriso, una stretta di mano, intrattenendo con loro un dialogo fatto di ascolto prima di dare loro un pasto caldo o un’offerta. Parlare di povertà potrebbe portarci ad un discorso di natura ideologica o sociologica, mentre di tratta di un problema teologico che ha a che fare con la fede operante attraverso la carità. Si tratta di seguire Gesù Cristo che da ricco che era si è fatto povero per arricchire noi con la sua povertà. Papa Francesco non delinea una “teologia della povertà”, ma una “teologia del povero” come “ottavo sacramento” soffermandosi particolarmente sulle conseguenze pratiche di questa espressione usata per la prima volta dal beato siciliano Giacomo Cusmano detto “il dottore dei poveri”.
Un giorno, durante la cena a casa di un amico, Cusmano notò come tutti i membri della famiglia, prima di iniziare a mangiare, prendevano un po’ di cibo dai loro piatti e lo mettevano su un altro piatto posto al centro della tavola. Questo piatto era poi servito a un povero che bussava alla porta. Vedendo questo gesto P. Giacomo dà vita all’opera che chiama “Boccone del Povero”. E associa questo boccone a quello eucaristico: la santa comunione che unisce nel Cristo Poveri e ricchi. I poveri rappresentano la “carne di Cristo”, sacramento del suo corpo crocifisso, da riconoscere non solo sotto le specie eucaristiche ma anche nelle persone affamate, assetate, senza tetto, carcerate, malate, emigrate.
Se vogliamo incontrare Cristo è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri. Come cristiani siamo chiamati ad ascoltare il grido di poveri, che non vanno visti – ci dice papa Francesco – come “destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza”. Questa giornata ci dovrebbe convertire ad un vero incontro con i poveri, ad una condivisione che diventi stile nuovo di vita. Siamo invitati a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell’amore che spezza il cerchio della nostra e della loro solitudine.
Michele Pennisi Arcivescovo di Monreale