Forse qualcuno di voi avrà visto “Mad Men”, una serie televisiva prodotta dal 2007 al 2015 in America. Un prodotto ormai cult che ha raccolto una pletora di premi, e tutti meritatiti. Oltre all’indiscussa qualità del progetto, la bravura del suo ideatore Matthew Weiner e degli interpreti, pluripremiati anche loro, la forza della serie consiste nell’aver scelto, indagato e mostrato il mondo pubblicitario di New York degli anni sessanta ma soprattutto di averlo usato come espediente per raccontare i grandi cambiamenti avvenuti nella società americana durante il decennio. Perché la pubblicità parla di noi, e in qualche modo è effettivamente specchio della società.
Anche in Italia, come in gran parte del resto del mondo, con l’avvento del web così come gli usi sono mutate anche le tecniche per fare pubblicità. Molto ormai passa sulla rete e infatti sempre più si parla di ‘web advertising’: quell’insieme delle pratiche volte alla promozione di siti e aziende, attuate sfruttando i mezzi interattivi disponibili nel web, appunto.
Ma che fine ha fatto la pubblicità classica? E’ per caso scomparsa? No affatto, è viva ed è vegeta. E continua a parlare di noi.
Cartellonistica, gadgeting, stampa su indumenti, calendari o buste: ancora oggi non c’è evento, campagna promozionale o fiera che non presenti tutti questi prodotti e tutti attentamente ‘brendizzati’. Le agende personalizzate, ad esempio, sono fra gli articoli più richiesti dalle aziende che vogliono fidelizzare i propri clienti con un omaggio utile e avere allo stesso tempo un buon ritorno di immagine. Ma la pubblicità passa anche sui “muri” soprattutto per sponsorizzare spettacoli, concerti, prodotti e offerte. Di solito ci si rivolge a società di arti grafiche per far realizzare manifesti e locandine che poi vengono regolarmente affissi sul territorio. Questo è l’iter classico e ancora perfettamente in auge. C’è che, una volta fatto realizzare il prodotto, i committenti non sempre rispettano le regole, come si è visto a Palermo un paio di settimane fa quando 23 manifesti affissi in spazi non soggetti alla pubblica affissione sono stati rimossi dalle colonne dei portici di via Ruggero Settimo, restituendo la strada al suo decoro.
Un esempio preso dalla cronaca che da un lato testimonia come la pubblicità così detta ‘classica’ sia ancora ampiamente utilizzata e dall’altro fa da monito per ricordarci che come ogni tecnica, anche quella pubblicitaria, che sia on oppure offline deve rispettare le sue regole. Un fatto di attualità che, ricollegandoci al discorso iniziale, rispecchia la società.
Quindi la prossima volta che pensiamo di far stampare qualcosa o decidiamo dove e come pubblicizzarlo, ricordiamoci che la scelta del soggetto, del messaggio e del modo il cui lo renderemo pubblico diventerà, nel suo piccolo, un pezzettino di storia. La nostra.