E’ una storia delicata. Che quasi certamente finirà dentro l’aula di un tribunale. E che vede protagonista, suo malgrado, una ragazza di Monreale e suo marito. Per rispetto della loro privacy e per la delicatezza dell’argomento, abbiamo scelto di omettere i nomi dei due ragazzi. La scorsa estate la ragazza monrealese, ormai a termine di una gravidanza, si reca all’ospedale Ingrassia per il classico tracciato da fine periodo. Un esame diagnostico che si rivela lunghissimo e molto approfondito. Sembra che qualcosa non sia nella normalità. Eppure la ragazza viene mandata a casa.

“Avevo avuto delle sensazioni – racconta la giovane – Due giorni dopo l’esame non sento più mio figlio e torno di corsa in ospedale”. All’Ingrassia intervengono più medici durante la visita prima di confermare i timori maggiori: il bambino che la ragazza porta in grembo è morto. “E’ stato uno shock – racconta – Non saprei descrivere il dolore che si prova”. La ragazza racconta di essere stata ricoverata in attesa del parto che sarebbe avvenuto in maniera naturale. “Ho chiesto però, di effettuare un cesareo. A questo punto temevo molto anche per la mia salute”, dice la giovane. Intervento che è stato effettuato il giorno dopo. “Ho voluto vedere mio figlio lo stesso”, racconta la ragazza. Poi la denuncia: “Credo che sia giusto approfondire la vicenda e capire se sono state commesse delle irregolarità. L’unica cosa certa è che oggi mio figlio non è qui con me”.

Al feto è stata disposta l’autopsia, ma ad oggi, non sono stati inviati al legale che segue la giovane i risultati. Attraverso una nota replica l’Asp di Palermo: “All’atto della dimissione la puerpera ed il marito, pur racchiusi nel dolore, hanno ringraziato il personale per le cure ed il supporto psicologico ricevuti. Per quanto riguarda le procedure di sicurezza, il Responsabile del Risk Management aziendale ha, subito, incontrato la paziente ed il marito. L’Azienda è in attesa del riscontro diagnostico sul feto”.