E’ stato rinviato a giudizio il deputato regionale Nino Dina. Si farà dunque un processo per voto di scambio. L’affare era stato scoperto quattro anni fa dalla Procura e dalla Guardia di Finanza. Con Dina rinviato a giudizio anche Franco Mineo, ex deputato regionale di Grande Sud, attualmente sotto processo in appello dopo una condanna per intestazione fittizia di beni di un mafioso. Roberto Clemente, deputato di Pid, ha chiesto invece di essere giudicato con il rito abbreviato.

Come scrive Repubblica – al centro della ricostruzione dei pubblici ministeri Amelia Luise, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene, c’è Giuseppe Bevilacqua, primo dei non eletti alla carica di consigliere comunale a Palermo alle elezioni del 2012. Esponente del Pid, il partito di Saverio Romano, avrebbe gestito un pesante pacchetto di voti conquistato anche grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale. Ai boss avrebbe promesso posti di lavoro. Ad alcuni politici avrebbe messo a disposizione le proprie preferenze chiedendo, come corrispettivo, favori, finanziamenti per le proprie associazioni, alcune di volontariato, incarichi professionali per sé e i suoi amici.

I finanzieri durante le intercettazioni delle indagini sulla famiglia di Tommaso Natale, si sono imbattuti nelle telefonate in cui Bevilacqua parlava con la moglie del capomafia Giuseppe Antonio Enea. Al boss avrebbe promesso di fare assumere il fratello e di fare avere alla cosca i soldi per la festa rionale della Marinella.

Al tribunale, la procura ha chiesto la sorveglianza speciale e l’obbligo di soggiorno per Nino Dina (leggi qui). L’udienza in cui verrà discussa la richiesta dei pm è stata fissata per il prossimo 20 dicembre. È la prima volta che una misura di prevenzione viene sollecitata nei confronti di un deputato dell’Assemblea regionale siciliana.