Monsignor Michele Pennisi ha aperto il salone del Palazzo Arcivescovile per ospitare (con un modesto afflusso pubblico) l’architetto Curti e per esporre una Lectio Magistralis sulla costruzione della Sagrada Familia e di Gaudì. L’architetto Chiara Curti è collaboratrice alle opere della Sagrada Familia e docente presso la facoltà di Antoni Gaudì a Barcellona.
Interessante lo sviluppo delle argomentazioni e l’analisi del manufatto, come la narrazione dell’esperienza del cantiere intessuta da una successione di eventi singolari. E’ emersa una figura di un uomo e di un progettista che si è costruito in sensibilità e che ha plasmato il suo modo di sentire immerso in un contesto naturale percepito come sacro. Gaudì codifica un messaggio trasversale che perdura nella forma iconica e si trasforma nel lavorare in questa opera.
Lavorare alla Sagrada Familia significa quasi trasformare le persone “perché – dice la Curti – si diventa più umili, come lo stesso Gaudì che giorno dopo giorno si circondò di bambini, di poveri e di personaggi che poi saranno addirittura riconosciuti come santi”.
Il cantiere, ha spiegato la Curti, oggi è occasione di crescita per i giovani, laboratorio per le maestranze, fusione tra manualità primigenia e innovazione tecnologica. L’opera continua di costruzione e definizione degli spazi della Sagrada Familia, viene intesa come un continuo miracolo, dove la dimensione di semplice cantiere “diviene altro” perché l’edificare è per l’occhio umano quasi un miracolo continuo.
Mi sembra giusto sottolineare che l’evento è stato promosso dall’associazione Palma Vitae di Castelvetrano e dall’università telematica Pegaso di Palermo, in collaborazione con l’associazione Magistri Maragmae di Monreale. Per una informazione puntuale e che renda merito a chi si spende con impegno e risorse nel portare avanti cultura, bellezza e promozione sociale.