Ieri un vero fulmine a ciel sereno ha “investito” i fedeli della Festa del Crocifisso di Monreale. La notizia secondo cui il pizzo chiesto agli ambulanti e ai commercianti sarebbe stato poi dato al comitato organizzatore dei Festeggiamenti (leggi qui) ha lasciato tanta amarezza e molte perplessità. Sulla vicenda è intervenuta anche la Diocesi di Monreale precisando che il Comitato della Festa che cura le manifestazioni esterne e folkloristiche e che raccoglie le offerte per far fronte alle spese è nominato dall’Autorità Civile.
L’Arcivescovo di Monreale, Monsignor Michele Pennisi, ribadisce quanto affermato nel discorso durante la processione del Crocifisso di quest’anno: “Coloro che uccidono e opprimono gli altri con la violenza di stampo mafioso, con il pizzo e con l’usura, con lo spaccio della droga, anche se partecipano alla processione, non possono dirsi seguaci, devoti di Cristo Crocifisso ma schiavi dell’Anticristo”.
Per quanto riguarda i membri delle confraternite, Pennisi conferma ciò che è scritto nel Decreto Vescovile, che ha stabilito che negli Statuti delle Confraternite dell’Arcidiocesi sia inserita la disposizione che: “…non possono essere accolti coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici ed hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passate in giudicato”.
Coloro che non hanno avuto sentenza definitiva di condanna, ma che sono implicati in associazioni di stampo mafioso devono essere cautelativamente sospesi dalla Confraternita.
Anche il Parlamento della Legalità con il presidente Nicolò Mannino e Salvatore Sardisco, ha voluto ribadire con forza il suo “no” alla mafia chiedendo di fare immediatamente luce su questa vicenda.