Studio di fattibilità non vuol dire realizzazione del progetto

Raimondo Burgio

Matita di Legno

Studio di fattibilità non vuol dire realizzazione del progetto
Scopriamo il verso significato del termine e perché occorre avere cautela. E il Parco della Musica, già su carta, presenta alcuni problemi

16 Luglio 2016 - 12:58

Abbiamo scritto anche noi qualche giorno fa dell’approvazione degli studi di fattibilità del Parco della Cultura e della Musica come delle rampe mobili per arrivare in Via Torres.

Lo studio di fattibilità nasce in presenza di una “idea progettuale” e prende in considerazione le principali problematiche realizzative e dell’area di intervento, le linee di intervento previste, una definizione preliminare del progetto. Obiettivo in generale dello studio è quello di dare concretezza all’ipotesi progettuale, delineando il processo di passaggio dallo stato in cui si trovano le aree al momento della progettazione, sino allo stato finale. Potremmo dire che è fondamentale per verificare l’esistenza di una adeguata soluzione tecnico-progettuale all’interno dei vincoli economici e temporali di previsione.

Ma proprio per questo domani non si darà il via al progetto. Nessuno dei progetti prenderà il via e non si lanceranno palloncini o si faranno risuonare inni trionfali.  Quanto è stato annunciato – per l’ennesima volta e sempre con le stesse parole acconciate – in merito al Parco della Cultura e al sistema di scale è solo la narrazione scarna di piccoli passaggi burocratici, fatti passare per eventi e notizie di grosso spessore.

A dire il vero avrei da obiettare anche sul progetto del Parco, perché guardando le tavole preliminari si nota che è stato previsto un locale “ipogeo” la cui copertura realizzata a livello del piano di calpestio è integralmente in vetro.  Ovviamente i progettisti non conoscono le problematiche relative al calore in Sicilia e al risparmio energetico e “inventare” una siffatta serra equivale ad avere dei problemi con la gestione dei flussi di calore e umidità.

Prossimamente eviterei di fare scherzi del genere. Metterei prima a posto la strada e poi installerei l’autovelox, sistemerei la rete idrica e poi farei bere tutti dal rubinetto di casa, vorrei che i giornali non avessero null’altro che buone notizie cui dedicare i loro spazi, e mi piacerebbe apprezzare che la normalità è davvero bella.

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