Nel ricordo di Peppino Impastato, vero eroe antimafia

Credevano nella libertà come valore assoluto, nella indipendenza e nella affermazione del processo di evoluzione della politica verso forme di relazione sociale civili e positive, basate sull’assunto di una Carta Costituzionale.

E’ un modo un po’ troppo semplicistico per cercare di coniugare il significato di due morti che ricorrono nello stesso anno e nello stesso giorno. Da una parte l’attività politica e il sentire di un uomo che all’interno dell’apparato statale cercava di essere cerniera del buon governo tra le diverse visioni strategiche e sociali. Aldo Moro riuscì a essere individuato come elemento di disturbo per la causa della lotta terroristica e forse anche per determinati apparati di potere occulto.

A parecchi chilometri di distanza e nella totale indifferenza mediatica Peppino Impastato veniva brutalmente ucciso perché, novello terrorista dell’antimafia, disturbava con i suoi comizi il malaffare di un sistema mafioso troppo forte e cha faceva da governo ombra. Però per troppi anni sulla morte di Peppino è calata la denigrazione e un connivente depistaggio operato anche da parte degli investigatori, a lui nessuna strada venne intitolata e il silenzio è stata la sua seconda morte.

La sua è stata una azione antimafia “ante litteram” senza sussidi o scorte e che ha pagato a caro prezzo nel nome di valori ormai, per fortuna, ampiamente condivisi. Mi piace pensare che oggi potrebbe scaturire un momento di riflessione dedicato a Peppino, forse nel leggere solamente queste parole e nel ripercorrere (per chi ha vissuto quegli anni) le sensazioni di quei giorni, meglio ancora se nelle scuole si scrivessero le pagine della storia laddove i testi scolastici non riportano di questo infame sacrificio.

La promozione di questa sensibilità antimafia non è mai fuori moda, se il terrorismo è stato sconfitto dall’evoluzione dei sistemi politici, dallo Stato, dall’abbandono degli schieramenti post “guerra fredda” e a causa di una società sempre più pressappochista e in crisi identitaria, al contrario la mafia vive dell’indeterminazione, della corruzione, delle assenze, dell’ignoranza e del silenzio che Peppino Impastato combatteva strenuamente gridando dalla sua “Radio Aut” e gridando la notte della sua morte contro i suoi vili assassini mafiosi.

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