La scena è questa: un costruttore, ex consigliere comunale durante l’amministrazione di Filippo Di Matteo, pronto a inginocchiarsi davanti al boss di Santa Maria di Gesù. La racconta il collega Riccardo Lo Verso per LiveSicilia. La scena simbolo di una mafia di altri tempi che continua ad accadere anche oggi. Il consigliere è Romeo Albano (tutti lo chiamano Remo) che va a trovare l’anziano boss di Santa Maria di Gesù, Mario Marchese. Per il procuratore Francesco Lo Voi occorre un immediato intervento normativo per punire in maniera più severa il perverso intreccio fra Cosa nostra e il mondo dell’imprenditoria.
Albano, imprenditore di 65 anni eletto in quota Udc per Mortillaro e poi transitato in Forza Italia appoggiando Di Matteo, va a casa del boss. Le microspie dei carabinieri del Ros registrano tutto. “Come mai da queste parti”?, chiede il boss. “Perché ti devo parlare”, dice Albano. L’imprenditore, assieme al fratello, ha un problema da risolvere: “Sono 27 unità abitative… di 80, 90 e 100 metri quadrati”. In ballo c’è una lottizzazione a Villaciambra. I fratelli Albano si erano accordati con un costruttore, al quale però “subentrano i Di Carlo”, che hanno metodi bruschi: “… qua il lavoro è nostro ce lo dobbiamo fare noi”, gli avrebbero detto.
Eccolo il problema da risolvere: gli Albano, insoddisfatti per la qualità e i tempi di realizzazione di alcune opere preliminari, chiedono l’intervento di Marchese “perché non ho più niente a che dividere con questo che mi ha rubato per altri 11 mesi… ed un altro anno e mezzo i signori… io non posso rischiare Mariano… di perdere il progetto… quello che io ti chiedo… con il cuore in mano… chiamiamo a Ignazio Di Carlo… lui l’importante è che si ritira”. Poi, la frase choc: “Vuoi che mi metto in ginocchio?… in memoria di mio padre mi metto in ginocchio ti ho sempre stimato e ci siamo sempre voluti bene”.
Al capomandamento viene data carta bianca per scegliere un costruttore capace di assumersi l’onere economico per portare avanti il progetto: “… poi se tu… tramite lui… tramite un altro… conosci a qualcuno che ha soldi… che ha soldi da potere coprire tutte cose … qua un investimento sicuro è”. Marchese ha le idee chiare su chi coinvolgere: il genero Cosimo Vernengo e suo fratello Ruggero, soci occulti dell’imprenditore Filippo Lorenzo Lucchese. Vernengo, altro cognome storico nella storia della Cosa nostra palermitana.
Una mafia di altri tempi che fa schifo ancora oggi.