San Cipirello, la "palazzina degli abusi", dopo il furto dell'acqua, anche quello dell'energia elettrica

Redazione

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San Cipirello, la "palazzina degli abusi", dopo il furto dell'acqua, anche quello dell'energia elettrica
Ingegnoso sistema ideato dai condomini di via Salvato

18 Gennaio 2016 - 00:00

I Carabinieri della Stazione di San Cipirello, nel corso di periodiche verifiche alle abitazioni dei soggetti sottoposti a misure detentive o cautelari, hanno fatto visita al pluripregiudicato Massimo Lo Giudice, classe ‘66, che sta scontando una pena per ricettazione, bancarotta fraudolenta e falso. Insospettiti dall’irregolare situazione delle utenze domestiche che facevano capo alla dimora del detenuto, i militari hanno dapprima avviato alcune verifiche per comprovare l’effettiva esistenza di regolare contratto per la fornitura di energia elettrica e, appuratane l’assoluta mancanza, hanno avviato più penetranti accertamenti sull’alimentazione dell’appartamento. Sono dovute intervenire ben due squadre di tecnici Enel che, solo dopo una campagna di scavi prolungatasi per tutta la giornata, sono riusciti a svelare l’arcano, evidenziando responsabilità non solo a carico di Lo Giudice, ma di altri 10 condomini, titolari di altrettanti appartamenti nello stesso stabile. Ed infatti i tecnici, continuamente assistiti dai militari, dopo le rituali verifiche casa per casa, molto spesso constatando assenza di regolari forniture hanno scoperto, ben nascosto nel sottoscala, un allaccio abusivo al cavo di rete principale, occultato in una nicchia ricavata nel muro antistante il quadro elettrico generale. Lo stesso era stato poi ricoperto con un muro in cemento, uniforme alle pareti dell’immobile stesso per mimetizzarlo. Da tale allaccio abusivo si diramavano due serie di cavi, ognuno composto da due ulteriori cavi (fase e neutro) occultati all’interno dei caverai posti tra le palazzine dell’immobile, giungendo fino al sottotetto. Dai ulteriori controlli si appurava che, all’interno delle abitazioni di Lo Giudice e di un altro condomino, poste all’ultimo piano del palazzo, erano stati praticati due fori nei rispettivi tetti, che permettevano l’ingresso al vano sottotetto dell’immobile: lì è stata rinvenuta una serie di interruttori elettrici, ai quali si collegavano i cavi citati sopra; da qui poi gli stessi ripartivano, subendo una diramazione per ognuno degli appartamenti e rinvenuti dai tecnici Enel all’interno di  prese di corrente ubicate negli alloggi sottoposti a controllo. Il meccanismo consisteva nel creare un bypass, a seguito di un corto circuito provocato dai condomini nella propria rete elettrica regolare, con il quale si attivava l’interruttore posto nel sottotetto, il quale, a sua volta, prelevava corrente elettrica dall’allaccio abusivo, non permettendone quindi la misurazione al relativo contatore. Un sistema ingegnoso scoperto in una palazzina di edilizia popolare già al centro di una vicenda analoga ed altrettanto grave: il 25 giugno 2012 i militari della locale stazione supportati da decine di colleghi dei reparti della compagnia di Monreale avevano arrestato 17 condomini dello stesso stabile e ne avevano denunciati altri 8, dopo aver scoperto insieme a tecnici dell’Aps una condotta abusiva collegata direttamente alla rete idrica pubblica che alimentava “gratuitamente” o, meglio, piuttosto a spese degli altri ignari contribuenti, tutta la palazzina. Sembra insomma che, a via Salvato, l’“esproprio proletario”, come si diceva negli anni ’70, sia un sistema rodato e comune, in barba alla continua presenza dei militari e dei tecnici delle società di distribuzione.

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