Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo, su disposizione della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – del capoluogo siciliano, hanno sequestrato tre società riconducibili ad un soggetto, colpito, nell’ottobre del 2010, unitamente ad altre tre persone, da un provvedimento di fermo emesso dall’Autorità Giudiziaria, in quanto l’imprenditore nel settore della ristorazione era ritenuto affiliato a “Cosa Nostra” e referente della locale famiglia di Resuttana per il racket delle estorsioni a danno degli altri imprenditori della zona. Il procedimento penale è allo stato pendente in secondo grado. Vistosi oggetto di attenzione da parte della magistratura e delle Forze di Polizia, il soggetto, già in passato condannato per rapina e ricettazione nonché arrestato per tentato omicidio volontario, si è preoccupato di mettere al riparo il proprio patrimonio e le proprie attività commerciali dai sequestri previsti dalla legislazione antimafia, organizzando una vasta ed efficace rete di “teste di legno” a cui ha attribuito fittiziamente la titolarità delle proprie aziende, ma continuando di fatto a gestirle direttamente. In particolare, le indagini economico finanziarie svolte dal Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, sotto la costante direzione dei magistrati del Dipartimento Mafia-Economia della locale Procura della Repubblica, hanno permesso di appurare che il soggetto, nel tempo, aveva intestato le quote delle società commerciali a lui riconducibili, nel complesso, a 16 soggetti “prestanome”, per lo più familiari e lavoratori dipendenti impiegati nelle sue aziende, nessuno dei quali ha evidenziato capacità reddituali e patrimoniali tali da poter giustificare gli investimenti nelle attività economiche stesse. Sulla base di tali evidenze, questi soggetti sono stati tutti denunciati a piede libero per il reato di“Trasferimento fraudolento di valori”, per essersi prestati, a vario titolo ed in momenti diversi, ad apparire quali titolari delle attività ed aiutare quindi il vero proprietario ad eludere l’applicazione delle misure di aggressione al proprio patrimonio. La Guardia di Finanza ha quindi proceduto al sequestro delle quote delle società e dei relativi complessi aziendali con cui venivano gestiti alcuni centri sportivi con diversi campi di calcetto, oltre ad una creperia nel centro città, per un valore complessivo di circa 2,8 milioni di euro.
Sicilia by Italpress
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