Sono trascorsi 32 anni dalla morte di Pio La Torre, ucciso dalla mafia a Palermo. La Torre venne ucciso alle 9,20 del 30 aprile 1982. Era a bordo di una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo e stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da un'auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo di estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere. Pio La Torre è stato sepolto nel cimitero dei Cappuccini di Palermo. L’omicidio fu rivendicato dai “Gruppi proletari organizzati”. Il delitto venne però indicato dai pentiti Tommaso Buscetta e Gaspare Mutolo come delitto di mafia: La Torre venne ucciso perché aveva proposto il disegno di legge per la confisca dei patrimoni mafiosi e perché aveva accusato più volte pubblicamente l'ex sindaco Vito Ciancimino di essere legato a Cosa Nostra. Infatti già dai tempi della commissione parlamentare antimafia, La Torre aveva citato Ciancimino nella relazione di minoranza come uno dei referenti politici dell'organizzazione. Dopo nove anni di indagini, nel 1995 vennero condannati all'ergastolo i mandanti dell'omicidio La Torre: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Brusca, Bernardo Provezano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè Geraci. La Torre, nato nel quartiere Altarello da una famiglia povera, entrò a far parte del Pci nel 1960 e nel 1962 venne eletto segretario regionale. L’anno dopo fu eletto deputato all’Ars e rieletto nel 1967 fino al 1971. Nel 1969 si trasferì a Roma per dirigere prima la direzione della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lo fece entrare nella Segreteria nazionale di “Botteghe Oscure”. Nel 1972 venne eletto deputato nel collegio Sicilia occidentale, e subito in Parlamento si occupò di agricoltura. Propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa (Legge Rognoni-La Torre) ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi. Rieletto alla Camera nel 1976 e nel 1979, fu componente della commissione parlamentare antimafia fino alla conclusione dei suoi lavori nel 1976. Nel 1981decise di tornare in Sicilia per assumere la carica di segretario regionale del partito. Svolse la sua maggiore battaglia contro la costruzione della base missilistica Nato a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e per la stessa Sicilia; per questo raccolse un milione di firme in calce ad una petizione al Governo. Ma le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia.