L’assessore alle risorse agricole ed alimentari Dario Cartabellotta, però, difende la scelta del governo regionale. Decisione presa allo stato della grave crisi della pesca in Sicilia e della perdita di occupazione nel settore con conseguente diminuzione del reddito. Per Cartabellotta il decreto che autorizza la pesca del novellame è fatto in modo che bilanci la salvaguardia del reddito dei pescatori e la tutela dell’ambiente prevista dal regolamento della comunità europea approvato recentemente. L’attività è esercitata da un numero limitato di imbarcazioni, che non supera le 270 unità, che per dimensioni, abilitazione, oltre che tradizione, risultano essere l’anello più debole di una flotta regionale che supera, sia pure di poco, le tremila unità. Le unità coinvolte non superano per tonnellaggio le 10 TSL. La complessità dell’attrezzo, definito localmente “tartarune”, coincidente con circuizione senza chiusura, fa si che lo stesso possa essere utilizzato da maestranze particolarmente esperte e che hanno ereditato la conoscenza dei fondali, delle correnti e delle condizioni biologiche della specie. Il “tartarune” deve avere un’altezza minore del fondo e quindi non toccare il fondale durante le operazioni di pesca: in tal modo si coniuga attività di pesca e sostenibilità ambientale. All’attività di pesca si accompagna il progetto di ricerca “Studio e monitoraggio dello stato delle risorse di novellame di sardina, di rossetto e di cicerello”, con l’obiettivo di definire compiutamente lo stato degli stock di sardina allo stato adulto. I pescatori sono obbligati a fornire settimanalmente i dati riguardanti le catture giornaliere in termini di quantità, località, numero di cale svolte ed ore di pesca. Inoltre la pesca è autorizzata sul Mar Tirreno e sullo Jonio per soli 40 giorni, non 60 come in passato.