Partinico, piantagione di marijuana sotterranea: arrestati zio e nipote

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Partinico, piantagione di marijuana sotterranea: arrestati zio e nipote
La struttura disponeva anche di un locale per l'essiccazione

18 Gennaio 2016 - 00:00

Una serra per la marijuana allestita in una cisterna sotterranea. E’ quanto hanno scoperto i Carabinieri della Compagnia di Partinico nella serata di ieri, in c.da Sirignano, nell’abitazione rurale della famiglia Cangemi. Il locale sotterraneo, costruito sotto un fienile, era stato accuratamente allestito per coltivare l’oro verde. Nel corso di un normale pattugliamento è stato il forte odore di marijuana proveniente da un’abitazione ad insospettire i Carabinieri. All'interno del sito i militari hanno sorpreso Antonino Cangemi 49enne di Partinico, già noto alle forze dell’ordine, ed il nipote L.C. 19enne, intenti a sorvegliare e coltivare una serra artigianale, accuratamente predisposta in un capanno attiguo all’abitazione, con diversi filari su cui erano state collocate 40 piante di cannabis dell’altezza di circa un metro e mezzo. L’appezzamento di terreno era stato protetto, da eventuali occhi indiscreti, con un muro di recente edificazione, fatto con blocchi di tufo e con una tettoia in plastica. Le ricerche dei Carabinieri non si sono fermate. Nel corso delle operazioni, in un aiuola del cortile, sotto uno strato di terra di circa 20 cm, gli uomini dell’Arma, hanno scoperto una botola che consentiva l’accesso ad un tunnel sotterraneo collegato ad una cisterna costruita a circa 6 metri sotto la superficie del suolo. Per raggiungerla è stato necessario calarsi nella botola e percorrere uno stretto cunicolo che, finalmente, ha condotto i militari alla segreta e rigogliosa coltivazione di cannabis. Sono state così rivenute 254 piante dell’altezza media di 1,5 metri, coltivate in vasi di plastica. La serra artigianale era stata preparata con un efficace sistema termo idroelettrico tale da creare un microclima ideale, un importante apparato di illuminazione con lampade alogene ed un voluminoso sistema di areazione collegati abusivamente alla rete elettrica, con un allaccio diretto che consentiva un assorbimento illecito di circa 16 kw/h. La struttura era completata da una stanza per l'essiccazione della materia prima con deumidificatori, tavoli da lavoro con vari utensili, prodotti chimici e strumenti vari per la triturazione dello stupefacente. Sul posto sono successivamente intervenuti i Carabinieri del Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti del Comando Provinciale di Palermo per il campionamento della sostanza stupefacente. Gli arrestati, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari in attesa del processo con rito direttissimo.

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