Palermo, raptus di follia, aggredisce la cognata a colpi di forbici

Redazione

Palermo

Palermo, raptus di follia, aggredisce la cognata a colpi di forbici
Forse per motivi di gelosia

18 Gennaio 2016 - 00:00

Agenti della Polizia di Stato, in forza ai Commissariati Zisa-Borgo Nuovo, coadiuvati dalla volante “Porta Nuova” hanno tratto in arresto Antonino Gebbia, 42enne pregiudicato, palermitano, poiché responsabile dei reati di tentato omicidio, atti persecutori e detenzione di armi da taglio e da punta. Ieri pomeriggio, intorno alle 16,30, Gebbia, scavalcando una finestra, ha raggiunto la cognata, moglie del fratello, all’interno di un padiglione della struttura ospedaliera di via La Loggia. Nei confronti della parente acquisita, una dipendente della struttura sanitaria con mansioni di pulizie, l’uomo si è reso protagonista di una aggressione di inusitata violenza, prima portata con calci e pugni che hanno travolto la vittima e l’hanno scaraventata a terra e poi, addirittura con un paio di forbici. I colpi di forbici, sembrerebbe diretti a parti vitali della donna, sono stati scansati e parati dalla vittima con gli arti superiori e comunque non le hanno evitato delle profonde ferite al braccio destro. La furia dell’uomo, accompagnata da offese e minacce di morte, è durata più di qualche minuto ed è stata interrotta dall’intervento degli agenti delle volanti, allertati da alcuni testimoni. L’uomo ha così desistito dai suoi propositi ed ha tentato la fuga prima tra i fitti cespugli della zona e, successivamente, a bordo di un ciclomotore. La fuga è durata poco perché Gebbia, braccato dagli agenti, ha rovinosamente concluso la sua corsa sull’asfalto dopo esser scivolato dal mezzo. Durante la caduta, che non ha comunque comportato conseguenze fisiche al pregiudicato, sono scivolate dalla tasca le forbici utilizzate durante l’aggressione che sono state recuperate dalla Polizia. Da una prima ricostruzione sembrerebbe che tanta violenza sia motivata dal preciso intendimento di Gebbia di sostituirsi al fratello, nonché marito della vittima, attualmente recluso in carcere, quale “guardiano” e “garante” della rispettabile condotta della moglie. Così come raccontato dalla stessa vittima, nel corso dell’ultimo mese e mezzo, periodo nel quale Antonino Gebbia ha fruito del regime della semilibertà, il pregiudicato si è “autoinvestito” del ruolo di controllore dei comportamenti della cognata, operando nei suoi confronti una pressione che ne ha progressivamente ristretto gli spazi di libertà e modificato le abitudini. Nel corso dei pregressi episodi di violenza, la donna non aveva mai denunciato il cognato, temendo che la querela avrebbe inasprito l’uomo convincendolo a concretizzare le minacce di morte proferite nei suoi confronti. La vittima, condotta presso un nosocomio cittadino, ha riportato ematomi, un profondo taglio al braccio ed un trauma cranico non commotivo, per una prognosi di 10 giorni.

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