Era l’1 agosto del 1976. La F.1 era sicuramente più affascinante e popolata da indimenticabili piloti. Ma, di certo, più pericolosa. Era una F1 che non perdonava gli errori e nella quale regnava incontrastato l'incubo delle fiamme. Quel giorno si correva sul terribile circuito del Nurburgring Nordschleife per il "GP di Germania". L'allora 26enne austriaco Niki Lauda, dominatore del "Campionato del Mondo" 1975 con la Ferrari, si presenta per le prove cronometrate, sul circuito lungo quasi 23 km. Il suo avversario è lo stravagante quanto veloce James Hunt, appena accasatosi alla McLaren. Lauda sembra intenzionato a rivincere il titolo di "Campione del Mondo" e si presenta in Germania, forte di cinque vittorie, due secondi posti ed un terzo. Nelle prove di qualifica, l'inglese Hunt parte, con la sua McLaren dalla pole position, ma viene superato da coriaceo Clay Regazzoni, compagno di squadra di Lauda alla Ferrari, il quale commette comunque in errore e viene superato, dopo un testacoda, dallo Svedese Ronnie Peterson. La pista era ancora bagnata, ma, non pioveva e cominciava ad asciugarsi. Lauda era rimasto imbrigliato e così si trovava, con difficoltà di sovrasterzo, già evidenziate durante le prove di qualifica, in ottava posizione. I piloti, avvertiti dall'imminente miglioramento delle condizioni meterologiche, avevano deciso di partire con le gomme slik, certi che presto la pista si sarebbe asciugata. Niki, giunto alla curva del Bergwerk, toccò un cordolo che mandò l'auto il leggero sovrasterzo e perse il controllo della Ferrari, andando a sbattere contro le rocce a bordo pista. L’auto cominciò a roteare come un trottola e rimbalzò in pista avvolta subito dalla fiamme. Sulla Ferrari, evitata solo da Guy Edwards, piombarono Harald Hertl e Brett Lunger. Nel frattempo sopraggiungeva l'italiano Arturo Merzario, il quale, vista la scena e percepito il grave pericolo per il collega austriaco, ormai svenuto dentro l'auto in fiamme e senza casco, perchè volato via a causa degli urti, si precipitò a dargli aiuto, coadiuvato da Harald e Brett. I tre, ma in particolare Arturo, riuscirono ad estrarre Lauda dalle fiamme. Le sue condizioni apparvero subito gravissime a causa delle ustioni riportate al volto ed al temibile avvelenamento polmonare in atto, dovuto alle esalazioni della benzina in fiamme. Per fortuna, perchè allora non sempre accadeva, la gara venne interrotta per poi riprendere alle 16. La lotta di Niki Lauda contro la morte, durò per 42 giorni, ma, grazie all'aiuto del medici sopravvisse, pur rimanendo sfregiato a vita, dalle gravi ustioni riportate. Cicatrici indelebili che accompagnano a tutt'oggi, il 65enne ex pilota. Nonostante le ferite ancora aperte, molte delle quali ancora sanguinanti, Lauda decise di tornare in pista a soli 42 giorni dall'incidente. Si presentò al via del GP d'Italia a Monza, dove ottenne un quinto posto nelle qualifiche ed un quarto posto in gara. Impresa veramente superlativa, nonostante la percezione visiva distorta che aveva, causata dalla ancora non perfetta cicatrizzazione delle palpebre. Il 24 ottobre 1976, ci fu il "gran rifiuto" del Fuji: Niki Lauda, si ritirò al secondo giro, ritenendo troppo rischioso continuare a gareggiare sotto la pioggia torrenziale e con la visibilità limitata. Lasciò così la vittoria nel "Campionato del Mondo" F1, allo stravagante ma velocissimo James Hunt. Nel 1977, Niki Lauda, tra le polemiche e gli echi di stampa che lo davano per finito, grazie a due vittorie ed una serie di secondi posti, si aggiudicò il titolo di "Campione del Mondo" di F1. Il rapporto con la Ferrari era ormai incrinato irreparabilmente, tanto che l'austriaco, non gareggiò nelle ultime due gare, venendo sostituito da un certo Gilles Villeneuve. Nel 1978 e 1979, gareggiò con alterne fortune e con alcune sporadiche vittorie, con la Brabham-Alfa Romeo, per ritirarsi poi senza preavviso e dedicarsi alla sua compagnia aerea "Lauda Air", per poi tornare a gareggiare, al volante della McLaren, nel 1981, tanto da rivincere un titolo Mondiale nel 1984 per appena mezzo punto sull'arrembante francese Alain Prost, suo compagno di scuderia alla McLaren. Lauda si ritirò definitivamente nel 1985, vincendo la sua ultima gara al GP di Olanda a Zandwoort. Lauda è oggi consulente in pista della Mercedes e svolge funzione di presidente onorario della Mecedes AMG F1. Ha avuto una vita coniugale travagliata, la sua prima moglie, l'affascinante Marlene Knaus, dalla quale ha avuto due figli, Luca e Mathias e dalla quale ha divorziato nel 1991 e la bella Brigit Wetzinger, hostess della sua seconda compagnia aerea, sposata nel 2009 e dalla quale ha avuto altri due figli, Mia e Max. C’è comunque un quinto figlio Christoph, avuto da una relazione extraconiugale. Lauda, forse per le conseguenze dell'incidente del Nurburgring, è affetto da problemi renali, tanto che nel 1997 il fratello Florian gli ha donato un rene, mentre l'altro rene, gli è stato donato, nel 2005, dalla moglie Brigit.