Sangue e sacrifici. Tutto sembra essere destinato a questo. Anche se poi, a parole, perché il piano vero e proprio non è stato ancora visionato, pare che la situazione non sia così drammatica. Partiamo dalle buone notizie. Il Ministero ha approvato il piano. E non è una cosa da sottovalutare vista la precaria situazione economica del comune di Monreale. Cosa ha convinto i funzionari? Probabilmente il fatto che l’amministrazione ha dimostrato una voglia di ripianare i debiti. Seconda cosa positiva: le transazioni. Un termine con cui i monrealesi hanno iniziato a familiarizzare. Si tratta, in pratica, di un accordo tra il comune, che è il debitore ed il creditore: si stabilisce uno sconto, di solito molto consistente e si promette di pagare questa cifra entro poco tempo. Con questa mossa i 32 milioni di euro del debito “rischiano” di scendere velocemente e di portare ad una conclusione anticipata l’intero piano. Con l’Amia l’accordo è sulla base di 3 milioni di euro, a fronte dei 10 dovuti. Un risparmio di 7 milioni ed il debito che precipiterebbe a 25 milioni di euro. Le note dolenti, però ci sono. Il gettito fiscale sarà sempre al massimo, fino alla fine del piano. In questo momento le tasse sono al massimo consentito dalla legge. Se la normativa nazionale dovesse stabilire nuovi parametri per le tasse, in automatico le tasse monrealesi, in virtù del piano, sarebbero collocate al massimo. L’evasione fiscale è sotto la lente di ingrandimento dei funzionari. Perché se, come detto dall’ufficio di ragioneria, il debito, o meglio la rata annuale potrebbe essere coperta solo dal gettito Imu, è pur vero che l’evasione fiscale è ai massimi storici. Su questo punto il segretario generale Domenica Ficano, è stata chiara: “È meglio che i cittadini saldino il dovuto, perché le procedure di recupero volute dallo Stato sono aberranti. Massima disponibilità a rateizzare i vari importi”. Spese sempre al minimo e controlli serratissimi. Gli investimenti dovranno essere studiati a tavolino. Per non parlare delle assunzioni. Tutto bloccato per i prossimi dieci anni. Mobilità interna possibile solo con comunicazioni al Ministero, mentre mobilità esterna, con stessa spesa per il Comune, solo dopo autorizzazione dello stesso Ministero. La “caccia ai soldi” è già cominciata. Il Comune venderà le sue proprietà per fare cassa e ripianare il debito: tra i primi a “saltare”, l’ex mobilificio Mulè e la stazione Ficuzza dell’ex Linea Ferrata. Inoltre, saranno rivisti tutti gli affitti in mano all’amministrazione. Via gli sprechi e quelli ritenuti troppo onerosi. Mai più comodati d’uso gratuiti e le concessioni dei terreni subiranno drastiche modifiche: il Comune scriverà ai proprietari, con una sorta di “minaccia”: o lo comprate o ce lo riprendiamo e l’affittiamo. Il 2022 è il termine in cui scade il piano, ma l’amministrazione è sicura di poter chiudere il debito al massimo entro il 2017, per poter abbassare la pressione fiscale e ripensare un attimo spese ed investimenti. Ma tra il dire ed il fare…