Monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale, all'indomani della scomunica lanciata dalla Calabria da Papa Francesco contro i mafiosi, leva alta anche la sua voce e lo fa attraverso un "decreto" che obbliga le confraternite dell'Arcidiocesi ad inserire nello statuto che non possono farne parte gli appartenenti ad associazioni mafiose. “La lotta alla mafia, il contrasto alle piaghe del pizzo e dell'usura e la moralizzazione della vita pubblica – ha aggiunto – passa attraverso un rinnovato impegno educativo che porti ad un cambiamento della mentalità, che deve iniziare fin da bambini. Per contrastare questi fenomeni criminali è necessaria una mobilitazione delle coscienze che, insieme ad un'efficace azione istituzionale e ad un ordinato sviluppo economico, può frenare e ridurre il fenomeno criminoso”. Monsignor Pennisi ha continuato il suo solenne monito così: “È un segno positivo l'attuale sensibilità che la Chiesa italiana, a vari livelli, mostra nei confronti del fenomeno mafioso. È una sensibilità che si esprime nella denuncia dal pulpito ed in una serie di iniziative concrete volte a creare un costume ed una mentalità alternativi a quella della cultura in cui regna la mafia”. Si è poi soffermato sugli aspetti riguardanti l'educazione alla legalità: “Il bene comune, deve essere una priorità. Deve essere chiaro che l'educazione rappresenta il bene pubblico per eccellenza, quindi qualunque istituzione pubblica deve essere interessata al fatto che ci sia un'educazione integrale e di qualità”. Dichiarazioni che sicuramente scuoteranno le coscienze e non solo quelle locali, di Monreale e frazioni, intendiamo. Un vero monito che, chi si sente veramente vicino alla Chiesa, non potrà trascurare.