Non si ferma l’ondata dei “barbari”, passateci il termine, che continuano a devastare il Cres, storica struttura dal valore milionario che si trova a Monreale. Dopo la nostra inchiesta iniziata qualche giorno fa, le cose pare si stiano leggermente smuovendo. La polizia municipale ha effettuato un sopralluogo, a cui abbiamo partecipato anche noi e sta iniziando la preparazione di tutta una serie di incartamenti da inviare alla Procura. Intanto, il saccheggio all’interno della struttura non si ferma. Evidenti altre intrusioni rispetto a quando abbiamo visitato il Cres meno di una settimana fa. Ci sono tracce di altri furti, rotture di tetti e pareti e perfino, tracce di cibo e bevande, segno che queste persone si permettono il lusso di fermarsi a mangiare e bere mentre compiono i loro furti indisturbati. Le porte continuano a rimanere aperte, giorno e notte. Così come il cancello esterno, che consente addirittura l’accesso ai ladri fino al portone principale. All’interno della struttura ci sono apparecchiature che costano tantissimo. Soldi pubblici lasciati lì alla mercè di persone che, per pochi grammi di rame, non esitano a distruggere computer nuovissimi e mai usati. Abbiamo visitato un’ala del Cres che non avevamo visto la scorsa volta. Siamo entrati da dove entrano i ladri, seguendo il loro percorso. Ci sono stanza sigillate dagli stessi ladri con cataste di materiali e mobili pronte per essere saccheggiate ad una nuova intrusione. Questa zona si trova attaccata agli uffici dell’Ato. La cabina elettrica principale del Cres è stata derubata di tutto. Così come i tombini di ghisa. Finestre distrutte, tetti e pavimenti scoperchiati. Una vera devastazione. Così come testimoniamo le foto realizzate dal nostro Vincenzo Ganci. Lanciamo un appello alle Forze dell’Ordine: presidiate quella zona. Effettuate pattugliamenti, anche in borghese. Ed all’amministrazione, ormai diciamo al nuovo sindaco, chiediamo di attivarsi immediatamente per custodire quel che resta del Cres. (FOTO REALIZZATE IN ESCLUSIVA PER MONREALEPRESS DA VINCENZO GANCI)