Accadono alle volte strane coincidenze per cui il significato della azioni, di eventi apparentemente eterogenei alla fine hanno una comune strettissima intima logica sovrastrutturale. Oggi si è aperta la mostra di Lavinia Caminiti “gli Invisibili”, a tal proposito non vi parlerò delle importanti e notevoli presenze intervenute, perché il loro stesso contributo va agli assenti che nel grido della loro assenza rimarcano la necessità di mettere un’anima in piedi. Il giorno scelto è assolutamente significativo perché rimanda (specialmente per i monrealesi) ad un avvenimento tragico che per anni è stato oscurato dai “vuoti a perdere” di una festa tracimante. Un “3 maggio” che tutto travolge e che lascia un opprimente silenzio del giorno dopo. Ho parlato con Lavinia Caminiti e mi ha raccontato del suo paziente lavoro; le sue immagini hanno dentro il racconto del silenzio e del nulla, la tragedia dell’oblio, e il segno di una civiltà smarrita nelle lapidi, ormai cicatrici di dolori sempre più privati. Quel velo, quella distanza che immediatamente dopo un evento shock porta invisibilità ed oblio, ad un’anima perduta o addirittura rifiutata. Questa volta vi svelerò immediatamente il senso della mia riflessione: noi la chiamiamo ancora anima, vorremmo che queste immagini, che le feste “religiose” appena trascorse, le ricorrenze delle centinaia di assassinii barbari e incivili, spingessero la spiritualità laddove un iperuranio ha il respiro di una bontà superiore, unica per i laici, e di rivelazione per i religiosi. È una mostra dedicata e pensata per i ragazzi, quegli stessi adolescenti che hanno troppo spesso sguardi smarriti e che hanno bisogno di senso, un semplice senso della vita, che però non faccia soffrire, che non faccia andare faticosamente a fondo. La nostra società si è trasformata sia nel linguaggio quanto nelle relazioni, ed è fatta da surfisti dell’anima che vivono solo la superficie prendendo e saccheggiando, dove il “Passato” è trascorso, è passato, appunto. Ma gli adulti contemporanei sono peggio dei loro figli, perché cercano di avvicinarsi a una moderna verità che non è nemmeno la loro e viaggiano velocissimi inebetiti e attratti da effimere apparenze mass mediatiche. Per dirla con Baricco il passato è uno dei luoghi privilegiati del senso, bisogna capire che non è mai finito e rivive in ogni gesto che sa suscitarlo dall’oblio. E per fare tale operazione occorre fatica, rigore, studio e intelligenza. L’altro aspetto cui facevo riferimento all’inizio e che accomuna questo pesante e responsabile “senso dell’essere” è dunque la buona considerazione che dovrebbe trasparire negli atteggiamenti quotidiani, nel senso civico, nel rispetto delle emergenze storiche del patrimonio comune. Invece questi barbari, figli di barbari, vandalizzano la città, la deturpano e la Festa diviene qualcosa d’altro in cui convivono anime religiose e pezzi di società che saccheggia ogni cosa velocemente senza capire il senso delle tradizioni e dei luoghi. Ma la cosa che più mi sconvolge non è la capacità dei politici di gestire questa o quella manifestazione, ma la caparbia inettitudine dei Funzionari che non funzionano. I veri fautori della barbarie sono loro, che da sempre vivono le loro poltroncine presidenziali nella assoluta autonomia discrezionale infischiandosene di chicchessia e snobbando il politico di turno. Tanto loro hanno un pc su cui divertirsi a saccheggiare e scambiarsi contenuti simil intellettuali, lasciando ai poveri cittadini i nauseabondi i resti di chi, stimolato da alcol e bollicine, ha voluto deturpare il “patrimonio dell’Unesco” irrorandolo e decorandolo con vezzi naif. Oggi ho dovuto registrare le accorate lamentele dei residenti di vari quartieri (la Ciambra, il Pozzillo, e altre zone lungo l’asse della festa) che in prima persona hanno rimosso i segni nauseabondi infiltrati fin dentro le case dei piani terra. E a questi inetti gestori della cosa pubblica ho subito rivolto il mio pensiero. Lavinia Caminiti, oggi ci racconta questo: La sua lotta per non lasciare il passato in mano agli archeologi, ma per resistere alla barbarie e alla superficialità. Quale senso profondo può avere bruciare risorse per consegnare ai barbari un lavoro così importante se essi hanno deciso di non farsi coinvolgere? Combattere perché ancora una volta la Civiltà non sia un lusso e la barbarie il riscatto degli esclusi è il senso di una scomoda verità. Mostra visitabile presso la Galleria Civica Sciortino del Complesso Monumentale dal 4 al 15 maggio secondo il calendario e gli orari della Galleria.